Abbiamo riammirato Lorenzo Musetti. Lo si era già visto contro Sinner che i colpi e la convinzione stavano tornando. A 19 anni è normale che durante la stagione si possono avere alti e bassi. Non potevamo pensare che continuasse a giocare come ad Acapulco e al Roland Garros. Complici problemi fisici e personali ha giocato un’estate da dimenticare.
Oggi con Monfils, che negli ultimi mesi ha ripreso a vincere partite dopo un periodo di crisi molto lunga, ha dimostrato di essere un giocatore vero sia dal punto di vista tecnico che mentale. Nel primo set non ha trovato la risposta quando serviva Gael. Lorenzo è riuscito a strappare solo tre punti.
Quando batteva il carrarino i punti erano più complessi, difficili da vincere. Ha salvato tre palle break ma ha dovuto lottare quasi sempre. Ha costruito buoni schemi vincenti e ha giocato colpi spettacolari. Ha provato a stare con i piedi più dentro al campo rispetto a come fa di solito. Si vede che sta studiando schemi diversi da quelli tipici che si giocano sulla terra rossa. Il cantiere è aperto, ma ci vuole tempo per migliorare il timing anche su superfici che non gli appartengono mentalmente.
Gael ha vinto il primo set al tie-break nel quale servizi e risposte non hanno lasciato spazio a Lorenzo che ha fatto anche alcuni errori da fondo.
Musetti al terzo game del secondo set ha subito il primo break del match ma è stato bravo a rimanere in partita, a non scoraggiarsi, a continuare ad essere presente anche mentalmente. Purtroppo gli è mancata la capacità di rispondere al servizio. Con il tempo che è sicuramente dalla sua parte, imparerà a giocare meglio anche questa fase di gioco.
Per quello che si è visto nel corso del match la vittoria di Monfils è meritata. E’ stato lui che ha impostato quasi sempre gli scambi. Il francese ha vinto venti punti di più. Lorenzo è comunque in crescita. Sarà interessante vederlo al torneo Next Gen contro i suoi coetanei. Sono sicuro che non deluderà anche se difficilmente ripeterà la prestazione che fu di Sinner due anni fa.
Monfils-Musetti 7-62 6-4
Speravo, non me ne voglia Schwartzman, che arrivasse un po’ stanco da Anversa. Credevo che la batosta subita contro un lanciatissimo Sinner gli avesse lasciato qualche segno.
Non è stato proprio così visto il modo abbastanza perentorio con il quale Diego ha battuto Fognini. Fabio purtroppo ormai da troppo tempo mi lascia l’amaro in bocca. Non ha di certo dimenticato come si gioca a tennis, solo che paga ormai in tutti i match la discontinuità. Lotta, soffre in campo, si vede che non è a fare una scampagnata ma alterna ormai troppo sovente giocate meravigliose a punti inguardabili.
Si potrebbe ribattere che lui è sempre stato discontinuo e che oggi ha 34 anni, comunque dispiace vedere tante sconfitte che macchiano il curriculum di uno dei migliori giocatori italiani del tennis Open. Nell’ultimo anno ha vinto poco, anche se ricordo il primo set con Korda a Miami dove ha dato un’ora di lezione al giovane avversario.
Anche oggi ha alternato momenti positivi ad altri bui nei quali si sono visti troppi errori. Nel primo set ha perso subito il servizio e la partita è diventata una vetta difficile da scalare. Un ulteriore break al settimo gioco dopo essersi salvato al quinto ha chiuso un set nel quale non è mai stato in partita.
Meglio nel secondo dove ha provato a riacciuffare un match ormai perso a dimostrazione che la voglia di far bene c’è ancora. Dopo aver perso il servizio a 0 al quinto game, sul 4-5 30-30 due punti consecutivi gli hanno ridato l’opportunità di continuare a sperare. Giusto il tempo di trovare un attimo di sollievo che El Peque ha ripreso, come se nulla fosse successo, a martellare con i suoi colpi da fondo a ritmo sostenuto. Ha controbrekkato e chiuso meritatamente.
Schwartzman-Fognini 6-2 7-5