Carlos Alcaraz entra nella top venti a 18 anni e 292 giorni

21 Febbraio 2022
Sandro Columbaro

Precocità è quasi sempre sinonimo di talento, ma non sempre i ragazzi che si sono affermati giovanissimi nel tennis sono poi diventati delle stelle di prima grandezza per un periodo di tempo abbastanza lungo.

Con la vittoria a Rio di ieri Carlos Alcaraz, 18 anni e 292 giorni, è entrato nella top 20. Alcuni come Borg, Becker, Wilander, Agassi, Edberg, Sampras, McEnroe hanno fatto meglio di lui.

I giocatori citati sono stati come sappiamo tutti grandissimi campioni, plurivincitori di tornei Slam.

Ce ne sono altri come Krickstein che è il primo in questa speciale classifica, Perez Roldan, Arias, Andrei Medvedev, Carlson che hanno fatto meglio di lui ma non sono arrivati alla vetta della classifica Atp e non hanno mai vinto uno Slam. L’ucraino Medvedev arrivò in finale al Roland Garros nel 1999 perdendo da Agassi.

Un caso particolare è quello di Chang che riuscì a vincere a Parigi a 17 anni e poco più di tre mesi ma poi non riuscì a bissare un titolo Slam, nonostante le finali all’Australian Open e all’US Open.

Ci sono poi giocatori che sono entrati nella top 20 dopo Alcaraz come Nadal, Djokovic e Federer che qualcosina nel tennis sono riusciti a fare.

Sicuramente il ragazzo di Murcia è sulla buona strada per lasciare la sua firma indelebile nel mondo del tennis. Dal punto di vista tecnico e della gestione dei momenti difficili della partita dimostra di essere molto più grande della sua età.

Mi sembra che qualche volta si assenti abbastanza improvvisamente dal match per poi rientrarne nel momento più opportuno. Molti ricorderanno la sua incapacità di gestire le emozioni nel match che stava dominando contro Gaston a Parigi-Bercy.

Rispetto ai suoi coetanei, escluso Sinner che lo vinse due anni fa, il torneo Next Gen dello scorso autunno dimostra sicuramente che Carlos è avanti anni luce. Ad esempio il danese Rune che ha la stessa età di Alcaraz deve fare ancora tantissima strada per avvicinarsi al suo livello di gioco sia dal punto di vista tecnico che di maturità.

La maggior parte dei giovanissimi che sono diventati dei campioni appartengono a generazioni passate. Oggi per un ragazzo è molto più difficile affermarsi perché è necessario acquisire delle abilità tecniche specifiche, ma anche psicologiche e sociali, per la cui comprensione e utilizzazione è necessario un tempo maggiore di una volta, fino anche a soli due-tre decenni fa.

Nella società di oggi, dove maggiori sono le richieste, il ruolo di campione è più difficile da vivere e stressante da sopportare.Ci vuole tempo, dedizione e pazienza, preparazione tecnica, fisica e mentale.

Alcaraz come anche Sinner sono sulla buona strada ma le future vittorie devono passare ancora attraverso tante partite e sicuramente ancora molte delusioni.