Cosa si deve aspettare Novak Djokovic ancora dal 2022 dopo il settimo successo a Wimbledon?

19 Luglio 2022
Sandro Columbaro

Era forse l’unica occasione per vincere uno Slam nel 2022 e Novak Djokovic lo sapeva. Dopo le disavventure extra tennistiche in terra australiana, la grande prestazione di Nadal in quella parigina e la quasi impossibilità a giocare a New York, Londra rimaneva l’unica opportunità per rincorrere il maiorchino nel numero degli Slam vinti.

Un anno fa con Rafa fermo per la sindrome al piede e impossibilitato a giocare – tanto che parlava apertamente di interrompere per sempre la sua esperienza professionistica – e con Nole vicinissimo a vincere il grande Slam come solo Laver, per ben due volte, e Budge hanno fatto quando tuttavia il tennis era uno sport già abbastanza popolare e praticato ma molto diverso dall’esperienza totalizzante di oggi, il serbo stava per compiere un’impresa epica, ritenuta quasi impossibile nel tennis odierno.

Sappiamo poi com’è andata, non come Nole sperava. Ha perso la finale di Flushing Meadows contro Medvedev in una giornata dove cuore, forza mentale e abilità tecniche non funzionarono. Bloccato psicologicamente, il Cannibale, l’invincibile, il player che in campo non trema mai e che ha sempre una risorsa in più dell’avversario per portare la partita dalla sua parte, non è riuscito a giocare e ha nascosto sotto l’asciugamano le lacrime amare di chi credeva sempre di essere in grado di controllare le proprie emozioni. Non c’è riuscito, si è sciolto, allontanando per sempre la possibilità di raggiungere l’australiano e il californiano nella famiglia dei Grandi Slammer.

Il 2022 è iniziato come peggio non poteva. Ha commesso diversi errori, non sono mancate le bugie, ma è stato anche trattato umanamente molto male e questo non lo merita mai nessuno, indipendentemente dal nome.

Nole è tornato scioccato dal continente australe. Ha perso fiducia in sé e nel suo tennis collezionando una serie di brutte figure non solo perché non giocava con continuità. Era un uomo scosso, umanamente umiliato anche se la sua famiglia ha contribuito con una conferenza stampa a peggiorare la situazione. Lo abbiamo rivisto al Foro Italico dominare il torneo rimettendo tutti in fila senza perdere un set.

Al Roland Garros ha ritrovato Nadal, l’avversario di tante battaglie che nel frattempo aveva trionfato a Melbourne, terra di conquista di Nole. Ha vinto meritatamente Rafa che ha giocato, clamorosamente se si pensa che si era sulla terra rossa, contro pronostico, dimostrando di avere cuore e forza che vanno oltre ogni limite. Il recupero del maiorchino nel quarto set rimane uno dei momenti più entusiasmanti dell’intera stagione.

A Wimbledon Novak era il favorito e l’ha dimostrato. Ha perso alcuni set, forse più per provarsi sull’erba visto che non aveva fatto tornei di preparazione, ma non ha mai rischiato veramente di uscire. A Sinner il merito di averlo maggiormente impegnato ma quando Novak ha alzato l’asticella anche per l’altoatesino, che ha giocato in pressione un match fantastico, si è visto che il suo livello non è ancora sufficiente. Ha perso complessivamente cinque set, solitamente i primi, per riabituarsi alla superficie dove agli inizi della carriera non si trovava a suo agio.

Ora il futuro è incerto. Se non cambieranno le regole sanitarie non potrà entrare negli Stati Uniti e quindi Flushing Meadows non sarà nei suoi piani. Dei Big Four è comunque quello che sta meglio fisicamente, quindi la sua carriera, benché agli sgoccioli perché le nuove generazioni anche se molto lentamente stanno avanzando, non è ancora del tutto terminata. Quello che tuttavia riuscirà a fare da qui ai prossimi due anni non dipenderà solo da lui.