Day 2 all’US Open degli italiani: più ombre che luci. Il tie-break spesso come momento decisivo

1 Settembre 2021
Sandro Columbaro

In molte partite che ieri i player italiani hanno giocato il tie-break ha avuto un ruolo determinante. E’ stato decisivo in senso positivo per Seppi e Berrettini, arma letale per Sonego, Fognini e Mager. Ovviamente in momenti e circostanze diverse. Non per tutti aveva lo stesso peso.

Chi lo ha sfruttato meglio è stato Seppi, il vero eroe di giornata. Maiuscola la sua prestazione contro Fucsovics. Perso il primo set perché alla sua età non è facile carburare immediatamente, ha giocato un tennis regolare, fluido con palle lunghe e incisive nel secondo e nel terzo per rifiatare nel quarto.

Nel quinto set ha compiuto l’impresa. Ha giocato un tie-break che rimarrà nella sua storia e nei ricordi di chi vi ha assistito. Il sesto match point è stato quello buono: un diritto incrociato che l’ungherese non ha controllato gli ha dato il successo.

Si è sdraiato per terra, ha lanciato un urlo di gioia accompagnato da un salto. Manifestazioni che gli avevamo visto fare poche volte. L’altoatesino ha 37 anni, è al suo 19esimo Flushing Meadows. Questa vittoria ha un sapore particolare anche per lui che ha quasi sempre celato i suoi sentimenti.

Per Berrettini il tie-break è stato importante per fargli giocare un terzo set tranquillo. I primi due contro Chardy sono stati vinti al jeu decisif in rimonta. Matteo non ha mostrato il tennis della seconda settimana di Wimbledon e del Roland Garros, ma ha dimostrato uno spirito che lo ha fatto giocare al meglio nei momenti decisivi, quando sbagliare era vietato. Troverà anche i suoi colpi che per adesso latitano. Uno Slam è lungo e faticoso soprattutto per chi è appena tornato alle gare, migliorerà di partita in partita.

Sonego ha giocato tre tie-break contro il tedesco Otte. Ha vinto il primo per un soffio dopo averlo dominato fino al 5-0, ha perso il secondo nel quale ha provato una parziale rimonta, non ha giocato il terzo nel quale la consapevolezza di aver gettato al vento un mare di occasioni ha preso probabilmente il sopravvento.

E’ stata la vera delusione della giornata. Fresco di best ranking (23) ha giocato molto male nei passaggi decisivi, quando spesso gli è capitato di dare il meglio di sé. Lo ha tradito il suo colpo migliore e ha commesso troppi doppi falli nei momenti nei quali il servizio doveva fare la differenza.

Ancora il tie-break non ha detto bene a Fognini. La sua è una sconfitta che fa male. Dominati i primi due set contro il canadese Pospisil dettando tempi e ritmi – sempre in anticipo sul suo avversario – la partita ha incominciato a girare nel terzo.

Fabio ha avuto una pausa, come sempre più spesso gli capita, nella quale si è inserito l’avversario che ha servito come gli succede nei giorni migliori. Nel quinto Fabio è tornato a giocare molto bene ma il canadese ha sempre avuto la forza di riprenderlo. Gli ultimi game sono stati giocati punto su punto. Nel tie-break Vasek è scappato e a nulla sono serviti gli ultimi sforzi di Fabio che comunque hanno dimostrato che la voglia di lottare è ancora forte.

Il tie-break al quinto set è stato letale anche per Mager che aveva un avversario ostico, più allenato di lui sul cemento. Contro Thompson non si è certo tirato indietro con il suo tennis sempre in cerca del vincente da fondo, rapido negli spostamenti.

Gianluca è stato capace di battagliare ma non è bastato. Ha portato l’australiano al quinto dopo aver giocato un quarto set da incorniciare, a braccio sciolto a cercare traiettorie bellissime. Nel tie-break Thompson ha fatto gara di testa. E’ scappato avanti e per Mager non è stato più possibile riprenderlo.

Non solo tie-break in questa giornata nella quale gli italiani sono stati protagonisti. I nostri due giovanissimi Sinner e Musetti hanno vinto partite importanti contro avversari di classifica e di caratura inferiore.

Due successi dal significato diverso. Per Jannik, che viene da prestazioni altalenanti, era importante vincere il primo match a Flushing Meadows dopo la bella prova con Wawrinka due anni fa e quella molto sfortunata con Khachanov l’anno scorso.

Ha fatto vedere contro Purcell il suo tennis in spinta e di pressione solo a tratti. Ha servito discretamente, ha avuto momenti di pausa. L’importante era rompere il ghiaccio. Sono certo che il suo livello salirà quando ce ne sarà bisogno, però non bisogna chiedergli di arrivare fino in fondo. Per quell’obiettivo la strada è ancora un po’ lunga.

Musetti ha dichiarato di avere problemi personali. Il ragazzo non è tranquillo e nelle ultime settimane si era visto. Ieri ha ritrovato Emilio Nava, avversario che sconfisse con molta sofferenza alla finale dell’Australian Open ragazzi del 2019.

Emilio è partito con molto impeto. Lorenzo ha impiegato tempo per entrare in partita. Ha lasciato che l’avversario sfogasse la sua rabbia agonistica e con questa commettesse molti errori. Musetti ha giocato con saggezza, puntando alla vittoria prim’ancora che allo spettacolo e ha fatto bene.

Col passare dei giochi, man mano che portava il punteggio dalla sua parte, ha liberato il braccio e non ha dimenticato di farci vedere qualche colpo dei suoi dimostrando di quale DNA tennistico è fatto. Il prossimo avversario, per chi non lo sapesse invito a scoprire chi sarà, è molto difficile. A Roma gli fece fare una brutta figura, è un player che non gli permette di esprimersi. Comunque vedremo.

La sconfitta di Caruso contro Nishikori era ampiamente prevista. Dopo due set disastrosi nei quali s’è visto un divario tecnico notevole, nel terzo, anche complice un probabile calo di concentrazione del nipponico, Caruso ha lottato come gli vedevamo fare spesso. Nell’ultimo anno sembrava aver perso questa sua caratteristica fondamentale. Speriamo che la ritrovi, insieme al gioco.

Cecchinato e Travaglia sono accumunati dal vivere un periodo nero. Secondo me ingiustificabile la sconfitta di Marco contro la wild card statunitense Svajda, giocatore di nessuna esperienza professionistica di rilievo. Per Stefano contro Moutet la conferma di un periodo buio che dura da troppo tempo.