Il campionissimo brasiliano che ama il surf

24 Maggio 2023
Sandro Columbaro

Confermare una grande impresa sportiva non è mai semplice, soprattutto quando arriva inaspettata. Nel 1997 a credere nel successo di Gustav Kuerten al Roland Garros c’erano solo la madre, la nonna e il suo allenatore Larri Passos, un signore dai gesti plateali e sempre pronto ad incitarlo dalla tribuna.

Il ventunenne di Florianópolis, n°66 del mondo, quell’anno sconfisse in poco più di una settimana Muster, Kafel’nikov e Bruguera. In pochi giorni fece fuori gli ultimi vincitori del torneo parigino.

Il successo per quel ragazzo capace di incantare il pubblico con un gioco fantasioso – servizio e diritto di gran pregio, rovescio e volée da far rimanere estasiati – fu dirompente.

A Parigi nei due anni successivi non si confermò tanto che qualcuno pensò che la sua vittoria fosse stata come un fuocherello dissolto alla prima soffiata di vento.

Ci volle del tempo perché la sbornia passasse del tutto anche se non mancarono i successi di Monte Carlo, Roma e Amburgo per confortarlo tra gli allenamenti che erano lunghi e faticosi e i rapidi ritorni a casa dove ritrovava la spiaggia, il surf, gli amici e gli affetti familiari.

Nel 2000 al Roland Garros, come ad un appuntamento solo rimandato, fece vedere che il tempo non era trascorso invano.

Il diritto dello svedese Norman sul 5-4 40-30 nel quarto set per Guga, parve fuori a tutti ma non all’arbitro secondo il quale la palla aveva toccato un pezzetto di riga.

La partita si allungò di altri quaranta minuti tra emozioni e colpi di scena – nove match point annullati dallo svedese – fino a quando un diritto di Norman finì fuori di diversi centimetri.

Il successo del 2000 fu la sua impresa da campione perché con Kafel’nikov nei quarti e Ferrero in semifinale fu costretto al quinto, ad un passo dal baratro, a recuperare set e break.

Nel 2001 era riconosciuto da avversari e tecnici come il miglior giocatore e non solo sul rosso. Grazie alla vittoria del Masters giocato a Lisbona come ultimo appuntamento della stagione 2000 dove sconfisse Sampras e Agassi, diventò il migliore anche per la classifica Atp.

Il successo al Roland Garros 2001 poteva apparire scontato. Negli ottavi il semi sconosciuto ventitreenne di Detroit Michael Russell in vantaggio di due set ebbe sul 5-3 la palla del match. Guga l’annullò dopo un lungo scambio con un diritto vincente e da quel momento non sbagliò più. A fine partita disegnò un gran cuore al centro del campo per ringraziare il pubblico che non aveva mai smesso di incitarlo nel momento di maggiore difficoltà.

Il torneo sembrava segnato ancor prima che si disputassero i turni finali. La favola del ragazzo venuto da molto lontano non poté che concludersi al meglio. Come l’anno prima sconfisse Kafel’nikov e Ferrero che tuttavia non arrivarono al quinto set e in finale Corretja che non poté nulla contro lo strapotere di Guga.

Esplose la torcida dei tifosi brasiliani, la pazza gioia per un campione capace di vincere tre volte il Roland Garros come solo Lendl e Wilander – oltre a Borg naturalmente che di titoli ne ha vinti sei – da quando il tennis è Open e prima dell’avvento di Rafael Nadal che ha segnato un epoca irripetibile.