La vittoria di Boris Becker nel 1985 a Wimbledon fu un fulmine a ciel sereno ma non così inatteso come molti potrebbero pensare.
Qualche nube nel cielo che poteva portar pioggia forte se non tempesta si era già vista. Il primo a capirlo fu il giocatore statunitense Bill Scanlon che l’anno prima, quando Boris non aveva ancora 17 anni, lo incontrò al terzo turno di Wimbledon.
Scanlon in vantaggio per 2 a 1, sul punteggio di due game a uno nel quarto e dopo aver vinto il terzo set al tie-break, vide uscire il giovanottone bavarese che proveniva dalle qualificazioni in barella dopo un tuffo nei pressi del net che gli aveva procurato una brutta distorsione alla caviglia.
La partita per l’esperto giocatore americano, testa di serie n°14, si stava complicando col passare dei game.
Fu tuttavia il 1985 la stagione in cui Becker esplose definitivamente.
Nella semifinale del Foro Italico, davanti ad un pubblico entusiasta nel tenere a battesimo un nuovo beniamino, toccò a Noah, che il giorno dopo vincerà quell’edizione, a saggiare le potenzialità di Boris che giocò una partita divertente e a tratti molto spettacolare.
Il ragazzo non si fece attendere. Passarono poche settimane e nel salotto buono di Londra, il Quenn’s Club, vinse il suo primo torneo professionistico battendo in finale il sudafricano Kriek che di erba se ne intendeva visto che lui aveva imparato a giocare a tennis sui campi verdi del suo Paese.
Nel torneo di Wimbledon del 1985 i più attesi e maggiormente pronosticati per il successo finale erano le prime teste di serie McEnroe, Lendl, Connors.
John, detentore del titolo, nei quarti di finale venne eliminato da Curren senza quasi opporre resistenza. Kevin era in gran forma. Lo dimostrò anche in semifinale dove lasciò solo cinque game a Connors.
Becker, che nonostante l’esaltante vittoria del Queen’s non era testa di serie, dovette affrontare un vero percorso di guerra.
Boris non indietreggiò mai: servizi vincenti, risposte micidiali e tuffi spericolati con la plasticità di un portiere e il coraggio di un kamikaze che rimarranno nel tempo il suo marchio di fabbrica.
Rischiò molto agli ottavi di finale con lo statunitense Mayotte, giocatore esperto ma anche particolarmente adatto all’erba di Wimbledon dove aveva vinto le sue partite più belle, ma ancora di più nel turno precedente con Nystrom, lo svedese del nord che lo portò fino al 9 a 7 del quinto set.
Nei quarti eliminò Leconte in quattro, Jarryd in una semifinale non prevista.
Becker in finale fu abile a scattare dai blocchi di partenza con freddezza e determinazione. Curren perse il primo set, scivolato via come una saponetta bagnata, dopo aver subito il break quando servì ad inizio match.
Al sudafricano non bastò vincere il secondo perché col passare dei minuti il giovane tedesco prese sempre più fiducia.
Dominò il tie-break del terzo per poi chiudere, con l’ennesimo ace 6-4 al quarto, in tre ore e diciotto minuti.
Era il 7 luglio, compirà 18 anni il 22 novembre.