La folgorazione

14 Luglio 2025
Sandro Columbaro

Jannik Sinner e gli amici del tennis.

Lo giuro sulla mia parola, anche se non si dovrebbe fare per un evento banale della vita quotidiana come è una partita di tennis. Quella tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz a pensarci bene tuttavia non lo era affatto. Si sono incontrati i primi due giocatori del mondo, quelli che da un paio di stagioni, finita l’era dei big four, dominano la scena mondiale. Lo hanno fatto dopo che il murciano ha strappato giusto cinque settimane fa la palma del migliore sul rosso del Roland Garros quando ormai Jannik nel quarto set, con tre match point consecutivi, era a meno di un centimetro dal traguardo.

Inutile che vi racconti quello che sapete già, che avete visto e sentito. Meglio che vi narri quello che ho visto io, così da svelare il mio piccolo giuramento.

Sul grande prato verde c’erano tutti, non mancava proprio nessuno a vedere la partita. Erano attenti a non perdersi nemmeno un 15, una palla corta di Carlitos, un lungolinea di rovescio di Jannik, un servizio vincente dello spagnolo, un rovescio a chiudere, magari anche con il salto, dell’italiano.

Dopo un servizio vincente tutti si sono alzati in piedi felici ad esultare per la prima vittoria di un azzurro a Wimbledon, il torneo dei tornei che ancora prima di essere un evento sportivo rappresenta un pezzo della società inglese che si tramanda quasi sempre uguale nel corso degli anni. I giocatori lo sanno e per due settimane lasciano le magliette colorate negli spogliatoi per vestirsi di bianco. Che importa se la finale non si gioca più il sabato come un tempo e la domenica di mezzo è una giornata come le altre! Qualche piccolo cedimento al business media e agli sponsor lo dovevano pur concedere anche se gli inglesi fanno della tradizione un modello fedele della loro società.

Nel farmi prendere dalle parole che si concatenano l’una con l’altra mi sono reso conto di non essere ancora giunto al motivo vero del mio scritto.

Devo ora per forza dirvi chi sono le persone di cui prima vi ho accennato. Nessuno si offenda perché sicuramente dimenticherò qualcuno. Uberto de Morpurgo, Giorgio De Stefani, Gianni Cucelli, Beppe Merlo, Orlando Sirola, Fausto Gardini, sono i player che, quando il tennis era ancora uno sport d’elite, hanno ottenuto sia come singolaristi che in Coppa Davis risultati di alto livello permettendo al nostro sport di crescere come un albero rigoglioso.

Ci sono anche Mario Belardinelli, padre putativo di tanti campioni, Bitti Bergamo, sfortunato capitano di Coppa Davis, che poco prima di volare negli Stati Uniti morì in un incidente stradale e i telecronisti che hanno spiegato a molte generazioni l’incantevole magia dello sport della racchetta. Viene naturale pensare a Guido Oddo e a Gian Piero Galeazzi che ci hanno trattenuto quando il tennis in televisione era uno spettacolo per poche ore all’anno. Alla coppia inseparabile Rino Tommasi e Gianni Clerici che ci hanno lasciato da poco, ma anche a Lea Pericoli e a Roberto Lombardi che oltre a parlare di tennis lo giocavano molto bene.

Loro e tanti altri che non sono più con noi sono gli anelli della lunga catena ideale che si è chiusa giusto ieri con la straordinaria vittoria di Jannik Sinner a Wimbledon. A tutti va il nostro sentito ringraziamento. Senza il loro amore per il nostro sport forse ieri Sinner era in montagna a farsi una bella passeggiata.

(Foto Sinner)