La stagione del tennis italiano tra luci e ombre e con una schiera di giovanissimi che stanno scalando il ranking

6 Dicembre 2022
Sandro Columbaro

Come possiamo considerare l’annata dei giocatori italiani? C’è chi ha parlato di stagione negativa, altri di sfortunata, alcuni l’hanno vista come un anno di passaggio, anche se sono rimasti abbastanza delusi.

Prendo a confronto le stagioni 2021-2022 a fine novembre.

L’elemento che salta agli occhi è che i primi cinque giocatori italiani, pur nelle differenze di classifica, sono rimasti gli stessi. Sono nei primi sessanta. Ricordiamo che Berrettini e Sinner parteciparono nel 2021 alle Atp Finals di Torino. Matteo si dovette ritirare al primo match mentre stava giocando alla pari con Zverev. Negli altri due incontri subentrò Sinner che fece una partita tiratissima con Medvedev nella quale ebbe a disposizione due match point e sconfisse nettamente Hurkacz.

Quest’anno per entrambi la stagione è stata difficile per problemi fisici che ne hanno limitato l’attività. Jannik e Matteo sono usciti dalla top ten anche se quando hanno giocato qualche segno di sé l’hanno lasciato. Ricordiamo che l’altoatesino ha cambiato tutto lo staff tecnico.

Jannik Sinner (15) ha disputato diciotto tornei, non sempre in buone condizioni. Negli Slam ha fatto i quarti di finale a Melbourne, si è ritirato negli ottavi al Roland Garros dopo aver annichilito Rublev nel primo set e perso il secondo, è arrivato nei quarti a Wimbledon dove è stato sconfitto dal plurivincitore Djokovic con il quale ha vinto i primi due set, e a Flushing Meadows è stato ad un punto dal battere il futuro vincitore Alcaraz, sempre nei quarti di finale. Se un player deve essere valutato dal rendimento che ha nei tornei Major dobbiamo dare un voto alto all’altoatesino a dimostrazione che non delude negli appuntamenti che contano. Jannik ha un gioco in costruzione, sembra in fiduciosa attesa. Dobbiamo sperare che migliori di molto il servizio, il gioco a rete e diventi meno fragile dal punto di vista fisico. Ricordo anche che ha vinto sulla terra di Umago battendo Alcaraz in finale.

Matteo Berrettini (16) ha disputato solo dodici tornei, un numero troppo basso per fare una valutazione adeguata. Il periodo migliore l’ha vissuto a giugno sull’erba vincendo il torneo di Stoccarda e il Queen’s. Non ha potuto difendere la finale di Wimbledon dello scorso anno perché positivo al Covid. Ha fatto la semifinale a Melbourne dove ha perso contro Nadal e i quarti a Flashing Meadows dove è stato sconfitto da Ruud. Ha dovuto saltare la stagione europea sul rosso fino a Parigi. Speriamo che il prossimo anno possa giocare con maggiore continuità. E’ l’unico regalo che si deve fare.

L’italiano che tennisticamente è cresciuto maggiormente è sicuramente Lorenzo Musetti (23). Il carrarino ha migliorato molto i suoi colpi d’inizio gioco come il servizio e il diritto che è diventato più penetrante e di conseguenza si sono iniziati a vedere anche dei discreti risultati sul veloce. E’ arrivato in semifinale a Sofia e a Firenze, ha vinto il torneo di Napoli ed è giunto nei quarti di finale a Parigi-Bercy dove è stato sconfitto da Djokovic dopo che nel turno precedente aveva battuto Ruud. Credo che il vero capolavoro di stagione l’abbia compiuto vincendo l’Atp 500 di Amburgo battendo in finale Alcaraz.

Lorenzo Sonego (45) ha riscattato a Metz, dove ha sconfitto tra gli altri Korda, Hurkacz e Bublik in finale, una stagione che non lo ha visto protagonista come l’anno scorso quando arrivò in semifinale al Foro Italico sconfitto da Djokovic dopo aver battuto Thiem e Rublev. Ha giocato molto, ma sono state troppe le uscite premature sia nei 250 che nei tornei più importanti. E’ probabile che la sua stagione sia stata condizionata da un paio di sconfitte in Coppa Davis con giocatori modesti, con la relativa esclusione nella fase intermedia che si è giocata a settembre a Bologna, ma le recentissime vittorie con Tiafoe e Shapovalov nella medesima competizione dovrebbero servirgli per rendersi conto del suo livello e del grado di competitività che può raggiungere quando le motivazioni sono alte. Credo che per il prossimo anno possa almeno tornare nei primi trenta. Dipenderà molto dalla programmazione che secondo me non dovrà essere foltissima e dai miglioramenti tecnici che saprà portare al suo gioco che dovrà essere più aggressivo.

Fabio Fognini (55) ha perso diciotto posizioni rispetto allo scorso anno. Ha giocato una stagione di contenimento. Non gli si poteva chiedere di più visto che aveva anche l’impegno quasi fisso del doppio. Ad inizio stagione è arrivato in semifinale a Rio dove ha perso da Alcaraz e a Belgrado dove è stato sconfitto da Rublev, dimostrando che la terra anche a fine carriera rimane la sua superficie d’elezione.

Detto dei migliori bisogna dare uno sguardo ai giocatori medi e ai giovanissimi che hanno fatto un gran salto di qualità.

L’anno scorso avevamo Gianluca Mager n°62 e Stefano Travaglia 79. Oggi ritroviamo il sanremese 214 e il marchigiano 312. Hanno avuto alcuni problemi fisici ma a mio parere hanno perso anche le motivazioni, ci credono di meno. Lo stesso discorso si può fare per Alessandro Giannessi (267), Salvatore Caruso (294), Lorenzo Giustino (305), Thomas Fabbiano (317) e Federico Gaio (429).

Marco Cecchinato ha chiuso la stagione come n°105, l’anno scorso era 100. Vincendo a fine stagione i Challenger di Lisbona e di Rio e facendo altri discreti piazzamenti durante l’anno ha dimostrato che, sulla terra battuta, può raggiungere ancora risultati di un certo rilievo. Ricordo che ha compiuto trent’anni da pochissimi mesi.

Andreas Seppi ha lasciato l’attività giocando l’ultimo torneo ufficiale della carriera a Ortisei. La Federazione non gli ha dato una wild card né per Firenze, né per Napoli. Secondo me è stata un’ingiustizia, sintomo di scarso riconoscimento per un atleta che si è sempre contraddistinto, oltre che per i risultati ottenuti e la grande professionalità dimostrata, anche per uno stile d’altri tempi che lo fanno uno straordinario esempio per le nuove generazioni di tennisti che crescono.

A proposito di nuove generazioni che crescono concludo ricordando che i nostri ventenni hanno giocato una stagione da favola vincendo molti titoli Challenger. Ci danno la speranza che il futuro del tennis mondiale in questo decennio possa essere anche italiano.

Francesco Passaro (121), Luca Nardi (130), Matteo Arnaldi (134), Mattia Bellucci (156), Giulio Zeppieri (165), Flavio Cobolli (170), Luciano Darderi (177) e Francesco Maestrelli (200) potranno partecipare alle qualificazioni dell’Australian Open. Se pensiamo che all’inizio dell’anno molti di questi erano centinaia di posizioni indietro e giocavano i Futures non possiamo che vedere, almeno per alcuni di loro, e forse anche per Matteo Gigante (246), un futuro che non potrà che essere roseo.