La vittoria di Sascha Zverev alle Atp Finals di Torino. Alcune considerazioni su di lui e sul torneo dei Maestri

22 Novembre 2021
Sandro Columbaro

Diritto e gioco di volo da riportarlo alle Sat per un tagliando. Non appare il crack che si credeva. … Era quello che nel luglio di due anni fa scrivevano di Sascha Zverev quando a ventidue anni aveva già vinto l’Atp Finals – sì, proprio la stessa competizione che ieri ha fatto sua per la seconda volta – e tre Masters 1000.

A 22 anni, dopo un inizio di carriera da stupire tutti, veniva considerato già quasi un ex perché non più capace di vincere tanto e perché sembrava sorpassato da coetanei considerati più bravi dal punto di vista tecnico.

Purtroppo erano bastate una serie di risultati negativi legati anche a problemi che con il tennis centravano ben poco e alcune lacune tecniche, che a poco più di vent’anni è quasi impossibile non avere, per far regredire un predestinato, un sicuro numero 1 prima ancora che i Big Three decidessero per la pensione, ad un semplice ex.

Scusate, ma si erano sbagliati o meglio non avevano tenuto conto che le fasi di crescita nel tennis di oggi sono piuttosto lunghe e perigliose e prima di arrivare a maturazione deve passare più tempo di quanto fosse necessario con i giocatori del secolo scorso e forse anche con i campionissimi di questi ultimi anni.

Non posso negare che certe sue prestazioni mi avevano stupito in senso negativo e alcuni suoi atteggiamenti in campo non mi erano piaciuti per niente, ma mi ero lasciato almeno l’alibi del dubbio ricordando il modo in cui aveva vinto gli Internazionali d’Italia nel 2017 a soli vent’anni e la bellissima partita giocata in finale contro Nadal al Foro Italico l’anno successivo, interrotta dalla pioggia quando il tedesco si trovava in vantaggio.

Dopo aver bruciato vari allenatori tra cui Lendl, oggi la collaborazione con il fratello Mischa sembra funzionare molto bene. Ha battuto in poche ore Djokovic e Medvedev e ha meritato in pieno il titolo di Maestro. Il prossimo step non può che essere la vittoria Slam. Quanto bisogna aspettare non so dirlo. Forse pochissimo, ma non è detto affatto.

Ieri si è conclusa la prima edizione delle Atp Finals che si è svolta a Torino, il torneo che nel tennis più si avvicina al Campionato del Mondo, e a detta di tutti il capoluogo piemontese non ha fatto rimpiangere Londra. Non tutti tuttavia sono tornati felici da questa esperienza.

Non lo può essere Djokovic che sperava di alzare il sesto titolo e di raggiungere così Federer nel numero dei Masters vinti. Credo che anche Medvedev, che aveva sconfitto Zverev negli ultimi cinque incontri, non credesse capace Sascha di una reazione così veemente. A Bercy non c’era stata partita, anche se nel Round Robin il rischio di perdere da parte del moscovita era stato concreto.

Berrettini è stato sfortunatissimo. Non solo è stato sorteggiato nel Gruppo più difficile ma gli è capitato come primo avversario il migliore, il futuro vincitore. Non ha sfruttato due set point prima di arrendersi al dolore.

Tsitsipas non avrebbe dovuto partecipare perché aveva problemi ai tendini del braccio da diverso tempo. Verrà operato al gomito. E’ probabile che perderà la prima parte di stagione.

Rublev, Hurkacz e Norrie, quest’ultimo entrato come riserva, non lasciano segni particolari. Pochi nel tempo si ricorderanno della loro partecipazione nell’edizione 2021.

Chi invece può essere più che soddisfatto deve essere Ruud, il norvegese che ha iniziato l’annata da n°27. Non ha ancora acquisito tutti i meccanismi che servono per giocare sul cemento, ma il ragazzo appare molto sveglio e apprende velocemente.

Per essere un player che molti consideravano lì per caso o capitato per sbaglio, la semifinale non mi sembra un risultato da disprezzare. Per lui e suo padre Christian è un’ulteriore tappa di avvicinamento verso la top five. Deve alzare le aspettative per raggiungerla.

Poi c’è Sinner che è piaciuto proprio a tutti. Con un pizzico di esperienza in più avrebbe partecipato di diritto alle Atp Finals e forse, almeno parzialmente, avremmo scritto un’altra storia. Con sommo dispiacere ha preso il posto di Matteo e ha stupito per la tranquillità con la quale ha giocato. Si è mangiato il suo amico Hurkacz e ha giocato il secondo e il terzo set con Medvedev alla pari tanto da uscirne scontento, quasi arrabbiato per la grande occasione persa. Ha avuto match point.

E’ finita la stagione Atp. Avremo tempo nel prossimo mese per analizzare l’anno. Dimenticavo. Da giovedì 25 e per dieci giorni ci terrà compagnia la Coppa Davis che non sarà quella di un tempo, ma la nostra squadra è troppo forte, anche se mancherà Berrettini, per esentarci dal seguirla.