L’Italia in Coppa Davis tra passato, presente e futuro

22 Novembre 2022
Sandro Columbaro

Con la vittoria di Novak Djokovic alle Atp Finals di Torino si è conclusa la stagione 2022, quella che distribuisce punti per la classifica mondiale, anche se a onor del vero ci sono ancora alcuni tornei Challenger per i giocatori giovani o che vogliono recuperare posizioni in vista del nuovo anno.

Da oggi inizia la Coppa Davis che per l’Italia è un obiettivo importante anche se ha cambiato formula da alcuni anni e certamente non ha più il fascino di un tempo.

Chi ama il tennis in qualche modo conosce la storia della nostra unica vittoria che avvenne in Cile nel 1976. Non ci volevano mandare e fu grazie all’arte diplomatica di Nicola Pietrangeli, capitano non giocatore, che riuscimmo a partire per la nazione sudamericana dove da alcuni anni si era instaurata la dittatura. Adriano, Corrado, Paolo e Tonino fecero il resto portando a casa l’Insalatiera che allora, quando tornammo in Italia, nessuno festeggiò.

Ultimamente si è di nuovo tanto parlato di quel successo meritato grazie ad un documentario che ricorda le gesta di una squadra forte ed equilibrata preparata negli anni da Mario Belardinelli. Avevamo in Panatta la punta di diamante, in Barazzutti il player che come n°2 vinceva quasi sempre, in Bertolucci lo specialista nel doppio – ideale compagno dell’amico Adriano – e in Zugarelli il quarto uomo che non voleva farsi chiamare riserva anche perché era un ottimo singolarista capace di spingersi fino alla finale degli Internazionali d’Italia nel 1977.

Fummo molto sfortunati perché pur essendo una delle due-tre formazioni più forti della seconda metà degli anni ’70 non ci toccò mai in sorte di giocare la finale in Italia. Dopo il Cile arrivò nel 1977 l’Australia di Alexander a Sydney, nel 1979 gli USA di McEnroe e Gerulaitis a San Francisco e nel 1980 la Cecoslovacchia di Lendl a Praga nella trasferta più ostica per il clima ostile che si era creato nei nostri confronti. In queste finali perdemmo sempre ma se gli Stati Uniti a casa loro erano quasi imbattibili, con l’Australia Adriano & Co. qualche rimpianto se lo portano ancora nel cuore e nella mente.

Giovedì a Malaga, città nella quale si svolge la fase finale di quest’anno, incontreremo gli Stati Uniti. Non ci sarà più John McEnroe ma Taylor Fritz, recente semifinalista alle atp Finals di Torino. Come n°2 dovrebbe giocare Frances Tiafoe. Indubbiamente sono una squadra forte ma nemmeno paragonabile a quella degli anni ’70.

Dopo tanti anni di digiuni e di patimenti – solo una finale a Milano con la Svezia nel 1998 – oggi siamo tornati a essere competitivi o perlomeno lo saremmo se avessimo la squadra migliore. Non ci saranno per problemi fisici Jannik Sinner e Matteo Berrettini che quest’anno hanno avuto una stagione molto sfortunata.

L’altoatesino e il romano ci assicurano, se stanno bene, un altissimo standard di prestazioni e la possibilità concreta di rialzare la Coppa. A loro si devono aggiungere Lorenzo Musetti che contro gli USA avrà buona parte del fardello sulle sue spalle, Lorenzo Sonego che probabilmente giocherà contro Tiafoe come secondo singolarista e per gli anni a venire un gruppo di buoni giocatori a partire dal diciannovenne Luca Nardi che ci dovrebbe garantire un futuro fatto di certezze.

Speravamo già da quest’anno, dopo l’ottima prestazione di Bologna, di essere protagonisti nella fase finale ma la dea bendata non ci ha certo dato una mano.

Dobbiamo sperare in una grande prestazione di Musetti che ha già dimostrato di essere uomo di Davis, nel miglior Sonego che ha le capacità di elevare il suo tennis a livelli non indifferenti anche se l’anno scorso con la Croazia ha deluso e nel doppio Fognini-Bolelli sicuramente capaci in un match ad altissima adrenalina di toccare punte tennisitiche di prestigio.

La strada si è fatta in salita ma credo che non tutto sia perso.