Si è concluso l’US Open, ultimo Slam dell’anno. Alcaraz promosso con lode, alcuni rimandati e molti bocciati

13 Settembre 2022
Sandro Columbaro

Come avevo scritto in sede di presentazione dopo il sorteggio immaginavo che il quarto Slam della stagione potesse rappresentare una svolta, un punto di non ritorno, un torneo che poteva entrare nella storia. Avevo anche detto che fare previsioni sarebbe stato molto difficile perché non c’era nessuno, a differenza degli anni scorsi, che era un vero favorito.

Diversi giocatori si presentavano al via con la possibilità di fare il gran colpo, ma era difficile puntare il dito su qualcuno in particolare. Ha vinto Alcaraz che si è mostrato il più motivato del lotto, forse anche il migliore. Sicuramente un predestinato che metterà in bacheca molti titoli Slam. C’è già chi si è divertito a fare calcoli e paragoni, oggi a mio parere improponibili. Prevederne il numero è materia che lascio ai maghi e quindi non voglio entrarci. Le variabili del tennis sono così tante e imprevedibili che è impossibile a oggi dire come si svilupperà la sua vicenda tennistica.

Prima che Flushing Meadows incominciasse scrissi: Qualcuno pensa che potrebbe essere la prima vittoria Slam di Carlos Alcaraz (3) … . Personalmente non ci credo molto perché non è ancora in grado di gestirsi nei momenti complicati delle partite, ma ovviamente potrei sbagliarmi.

Effettivamente i fatti dimostrano in modo lampante che mi sono sbagliato. E’ questo il rischio al quale ci si espone quando si fanno previsioni, siano favorevoli o contrarie. Potrei dire che nei quarti di finale Sinner è andato ad un passo dall’eliminarlo – bastava un buon servizio a uscire o al centro – ma nel complesso il diciannovenne di Murcia ha mostrato maggiore cattiveria agonistica, una volontà di raggiungere l’obiettivo, una preparazione atletica e una continuità nel gioco superiore agli altri.

Da oggi si propone la questione altri che improvvisamente, come ho scritto ieri, sono costretti a rincorrere. Il primo dilemma intanto è capire chi sono.

Djokovic ha tanta voglia di giocare ma è evidente che a 35 anni e con la questione Covid non ancora completamente chiusa è difficile dire quali saranno i prossimi risultati ad altissimo livello del serbo. A Wimbledon mi sembra ancora di una spanna superiore.

Per Nadal i problemi sono legati alla tenuta fisica e alla voglia di sacrificarsi ancora adesso che la sua famiglia si sta allargando. Quanto scritto per Nole su Wimbledon vale per Rafa per il Roland Garros.

La carriera di Federer, anche se non lo dice quasi nessuno, è terminata così come sono alla fine quelle di Murray, Wawrinka e Monfils. Per Thiem bisogna sperare che il suo polso si normalizzi ma con i tanti nomi nuovi che il tennis propone, rivederlo di nuovo protagonista ad altissimi livelli – Dominic ha 29 anni –, non è scontato.

Zverev ha fatto sapere che i tempi del suo recupero e quindi del ritorno in campo si allungano. Sascha è stato sfortunato perché i gravi problemi alla caviglia sono arrivati quando stava effettuando, forse in modo definitivo e dopo tanto attendere, il salto verso la vetta.

Gli altri dove sono? Il player che nel 2022 ha deluso maggiormente è stato sicuramente Medvedev. La sconfitta con Kyrgios, avversario ostico ma battibile, ne è una dimostrazione lampante. Tsitsipas ha fatto una vera figura barbina, primi due set inguardabili, contro un onesto giocatore come Galan.

Auger ha perso in modo netto da Draper, la grande speranza inglese mentre il suo gemello diverso Shapovalov sembra quasi non crederci più. Ha un atteggiamento troppo remissivo e un gioco con moltissimi bassi e pochissimi alti.

Rublev non riesce a superarsi. Il suo gioco è un po’ limitato, sclerotizzato. Per Berrettini dobbiamo sperare che torni a salire il suo rendimento. Quest’anno è stata per lui una stagione troppo sfortunata per poterla giudicare. Nei quarti con Ruud ha deluso. Ci aspettavamo qualcosa di meglio. Vediamo come andrà il 2023, sperando che faccia pace con il suo fisico fragile anche se potente. Abbiamo rivisto Coric a Cincinnati ma non a Flushing Meadows.

Tra i nati nella seconda metà degli anni ‘90 chi ha fatto meglio è stato il finalista Ruud che ha un ottimo carattere, la guida del padre, la voglia di migliorarsi in ogni zona del campo e in tutti i colpi. Ci sta riuscendo benissimo. Anche Tiafoe, semifinalista, non sembra più un fuoco di paglia. E’ seguito molto bene da Ferreira che lo ha migliorato molto da tutti i punti di vista.

I giocatori oggi intorno ai 25 anni che dovevano prendere l’eredità dei Big Four non hanno saputo affermarsi e confermarsi con sicurezza. Intanto sono controllati a vista dai ragazzi nati nel nuovo millennio, ma escludendo ovviamente Alcaraz e anche Sinner per il quale, quando migliorerà il rendimento al servizio, sono molto fiducioso, e forse Auger, ma lo dico con meno convinzione, per tutti gli altri compreso Rune mi sembra che la strada da compiere per arrivare vicino alla vetta sia ancora lunga.