Con l’Italia di Sinner & Co. è iniziato un ciclo?

27 Novembre 2023
Sandro Columbaro

Arrivato caricato a mille dalla finale delle Atp Finals Jannik Sinner, il ragazzino che fino a poco tempo fa molti consideravano poco affidabile per la maglia azzurra perché nato vicino al confine con l’Austria e residente a Monte Carlo, ci ha regalato la Coppa che tutti i tifosi di tennis attendevano da 47 anni.

Nel 1976 battendo il Cile a Santiago Panatta & Co portarono a casa quasi di nascosto per la prima volta la Davis, che molti definirono insanguinata perché la nazione sudamericana era sotto la violenta dittatura di Pinochet. Fu solo grazie al dinamismo di capitan Pietrangeli, ieri presente a Malaga, che si batté contro un’opinione pubblica assolutamente contraria alla trasferta della squadra italiana. La Rai boicottò l’evento in anni in cui il tennis stava diventando popolarissimo e i tifosi si dovettero accontentare di poche sfocate immagini che sembravano arrivare da un altro Pianeta.

Quarantasette anni dopo il capitano in campo si chiama Jannik, il ragazzino sceso dalla Val Pusteria al mare di Bordighera per diventare un campione di tennis, il più bravo di tutti. Le sue doti mentali e la caparbietà lo hanno aiutato a superare tutti gli ostacoli, i momenti nei quali alcuni problemi fisici e alcune difficoltà tecniche hanno ostacolato la sua discesa che molti dopo averlo visto vincere nel 2019 alle Next-Gen di Milano pensavano prorompente, velocissima e priva di ostacoli.

Per fare un tennista, vale comunque per tutti gli sport, ci vogliono anni, tante partite e anche molte sconfitte, soprattutto quelle amare, che servono per temprare il carattere, per migliorarsi, per acquisire sicurezza sul campo e fuori perché la crescita da tennista deve seguire quella del ragazzo che si fa grande e che diventa uomo: sono legate e non possono prescindere una dall’altra.

Ora Jannik è quasi arrivato, è pronto come ha dimostrato a Torino per i grandi appuntamenti, ma per vincere la Coppa Davis anche se ridotta rispetto ad un tempo, ci vuole una squadra che non è mancata nei momenti decisivi. Lorenzo Sonego battendo il cileno Jarry dopo aver annullato quattro match point ci ha permesso di arrivare a Malaga dopo che l’esperienza a Bologna con la sconfitta con il Canada era partita nel peggior modo possibile.

Matteo Arnaldi, il nome nuovo del tennis italiano che solo da pochi mesi si è affacciato sui palcoscenici importanti, è stato determinante sia a Bologna che ieri nella partita vinta contro Popyrin consegnandoci il primo fondamentale punto contro l’Australia. Lorenzo Musetti è in crisi di fiducia tecnica e forse anche mentale ma speriamo che l’arrivo di Barazzutti gli serva per migliorare gli aspetti dove è ancora carente e nei quali quest’anno ha deluso. Aspettiamo il ritorno in campo di Matteo Berrettini che deve recuperare la fiducia e la voglia di giocare come un gladiatore sperando che la condizione fisica non lo tormenti più.

A loro si potranno aggiungere Luca Nardi e altri giovanissimi che stanno facendo le prime esperienze. Dobbiamo comunque aspettare che avvenga la crescita tecnica e mentale senza avere fretta perché il tempo è dalla nostra parte ricordandoci che abbiamo un perù che sarà la nostra stella polare per tanti anni.

Capitan Volandri dovrà essere capace di amalgamare gli ingredienti, fare le scelte giuste e proporsi sempre come fratello maggiore incoraggiando il dialogo e l’amicizia. Solo così possiamo prepararci ad avere un ciclo vincente capace di ripetersi ricordando che le squadre competitive non mancano e tutti lavorano per vincere la vecchia Insalatiera che intanto per quest’anno è solo nostra.