Coppa Davis edizione 2021, l’Italia è fuori con qualche rimpianto, ma con molte speranze per il futuro

30 Novembre 2021
Sandro Columbaro

Qualcuno l’aveva sussurrato, pochi l’avevano detto, ma nel segreto del nostro cuore tutti speravamo che l’Italia battesse la Croazia. Volevamo volare a Madrid, invece ci fermiamo a Torino. Inutile nascondere che credevamo di vincere.

Fondamentali, si sapeva, erano i due singolari. Con questa nuova formula ristretta che non premia le squadre che hanno un’ampia possibilità di scelta, era determinante vincere i due singolari come era successo prima con gli Stati Uniti e poi con la Colombia. Speravamo di ripeterci, così non è stato.

Sapevamo che arrivare al doppio con il punteggio di parità ci avrebbe condannato. La coppia croata si è formata negli anni. Noi avremmo dovuto arrangiarci con quello che avevamo. Bolelli non era disponibile, Sinner era stanco dopo la maratona contro Cilic, Fognini è esperto ma negli ultimi due anni è discontinuo e ha perso parte della carica agonistica che lo caratterizzava.

Quindi bisognava vincere i due singolari. Sulla carta eravamo favoriti in entrambi, ma poi bisogna giocare e quando si entra in campo si può attingere solo da se stessi e non sempre il pozzo è pieno d’acqua. Quello di Sonego ieri era quasi vuoto: poche energie psicofisiche, la responsabilità che attanaglia e toglie il fiato davanti al proprio pubblico, la consapevolezza di essere determinante.

Allora succede che le gambe diventano molli, il braccio non mulina come al solito, i colpi non partono dalla racchetta come si vorrebbe. Quello che in allenamento riusciva alla perfezione improvvisamente diventa difficile. Non se ne capisce il motivo e non bastano i suggerimenti dalla panchina, gli incitamenti del pubblico. Il match vola via senza riuscire a capirne il vero motivo.

Se Sonego non è stato all’altezza – perché di questo si tratta – Sinner ha ulteriormente dimostrato di essere un Campione. Non conta che ha solo 20 anni e tre mesi, che era alla sua prima esperienza di questo tipo, che il suo avversario ha vinto Flushing Meadows e ha fatto finale sia a Wimbledon che in Australia.

Jannik si è trovato ad un passo dal baratro perché Cilic nel secondo set è andato a servire per il match, ma ha saputo reagire in modo netto, perentorio. Ha controbrekkato a 0, ha vinto abbastanza nettamente il tie-break e ha controllato la terza frazione. Il player dall’esperienza più che decennale ha tremato, mentre il ragazzino ha saputo trovare le energie psicofisiche che lo hanno condotto alla vittoria dimostrando carattere e forza mentale fuori dal comune.

Al doppio non potevamo chiedere di più. Sull’1-1 era difficile fare l’impresa, si sarebbe trattato di un miracolo laico perché Jannik aveva esaurito molte risorse nervose nella rincorsa, mentre Fabio non riusciva a incidere come il suo indubbio talento avrebbe richiesto. Non si pensi tuttavia che siano entrati in campo come vittime sacrificali. Hanno provato fino all’ultimo, ma i croati si sono dimostrati più freschi e forti, più coppia.

Dispiace, ma non è il tempo di abbatterci. La bellissima casa è in costruzione e ci sarà modo di arredarla ancora meglio e renderla più confortevole. Uno degli inquilini era fuori, gli altri cresceranno, forse qualcuno si aggiungerà. La porta è sempre aperta, non serve nemmeno bussare.

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