Sinner-Vagnozzi. Cosa succederà?

18 Febbraio 2022
Sandro Columbaro

Credo che Simone Vagnozzi sia la prima pedina di un nuovo team Sinner che oggi è ancora in itinere ma che ha bisogno di alcuni tasselli, forse anche importanti, per essere definitivo.

Sul divorzio tra il giocatore altoatesino e il coach comasco Piatti al quale i genitori lo affidarono per la sua crescita umana e tennistica a 13 anni si è detto e scritto molto, anche se le parti interessate non hanno spiegato niente.

Il divorzio non credo sia stato consensuale come hanno scritto, ma è avvenuto perché evidentemente Sinner aveva perso la fiducia cieca che fino a pochi mesi fa riponeva su Riccardo. E’ probabile che durante alcuni tornei si sia sentito solo, gli mancasse una bussola di riferimento, una presenza importante.

Riccardo ha dei meriti comunque che nessuno gli può disconoscere. Ha portato un ragazzino talentuoso a bruciare le tappe. La crescita è stata costante, anche se ci sono state sconfitte inaspettate. Tutti le hanno avute, anche i più grandi. Sarebbe grave se non fossero avvenute.

Oggi Jannik riparte, ma non certo da zero. Dalla decima posizione mondiale – potrebbe scendere nel ranking nelle prossime settimane –, da due quarti di finale Slam, dalla finale Masters 1000 di Miami, da cinque tornei vinti tra i quali l’Atp 500 di Washington, il Next Generation Atp Finals e ha anche giocato due partite alle Atp Finals. Una base solidissima sulla quale costruire il futuro.

Futuro, ecco la parolina magica che maggiormente interessa, sulla quale bisogna concentrarsi per capire quali saranno le prossime tappe. Credo che Jannik e Simone si stiano annusando, conoscendo. Ognuno deve capire liberamente i bisogni e le aspettative dell’altro senza preclusioni, senza dare nulla per scontato.

E’ fondamentale che il rapporto iniziale sia basato sulla fiducia ma anche sulla reciproca assoluta sincerità. Se così non fosse la relazione potrebbe risentirne nel futuro. Si devono incontrare ma anche scontrare, capirsi, ma non aver paura di dirsi tutto.

E’ evidente che Jannik per arrivare in vetta debba fare ancora diversi passi avanti tecnici e di esperienza. Per farlo non dovrà prescindere dalla collaborazione con un giocatore di alto livello che abbia respirato l’aria degli Slam anche da protagonista. Si sono fatti molti nomi, da quelli più improbabili come McEnroe, a quelli possibili come lo svedese Norman, ma è evidente che se per adesso non è stato annunciato nessuno vuol dire che le idee non sono ancora chiare, i due hanno bisogno ancora di un po’ di tempo per capire.

Intanto Jannik ha fatto il primo passo che ritenevano tutti impossibile. E’ dimostrazione di determinazione, coraggio e personalità. E’ sicuro che abbia parlato con qualcuno prima di prendere una decisione così importante, ma è anche ovvio che la scelta sia stata completamente sua.

Per diventare n°1, se mai ci riuscirà, la strada è ancora molto lunga. Spero solo che non sia l’inizio di un percorso travagliato e che le prime delusioni, che spesso arrivano quando il taglio è una cesura netta con il passato, non spengano il fuoco ardente. In quel momento dovranno avere la capacità di andare avanti e di avere la forza di continuare.

Purtroppo il rapporto di Vagnozzi con Cecchinato e Travaglia, quando i risultati non sono più arrivati, è scivolato via molto velocemente. E’ evidente che siamo di fronte ad un talento nettamente superiore, ma anche le aspettative non sono paragonabili.

I meccanismi psicologici che stanno alla base di una relazione sono simili. Se le cose dovessero andare male nemmeno Sinner, che è ancora molto giovane, riuscirebbe a salvarsi. Dovrebbe ricominciare.