Penso che Rotterdam, il torneo ma forse anche la bella città portuale, desti ricordi meravigliosi a Omar Camporese, il primo italiano che ha saputo esprimersi molto meglio sul veloce rispetto alla terra.
Se ci avesse creduto veramente e tentato maggiormente la via dei tornei sul cemento piuttosto che giocare quelli sul rosso che poco gli si addicevano, nei primi anni ‘90 avremmo avuto un player che sarebbe riuscito a entrare nei primi dieci della classifica Atp.
Il 3 marzo del 1991 battendo Lendl in una finale al cardiopalmo riuscì in un’impresa storica per il nostro tennis, povero di risultati di prestigio.
Ivan veniva dai successi di Filadelfia e Memphis e sembrava intenzionato a vincere ancora. Il primo set finì in tasca all’ex cecoslovacco con un perentorio 6-3 grazie a due break.
Nel secondo il braccio di Omar incominciò a mulinare diritti vincenti lungolinea, incrociati e rovesci pesanti per un momentaneo vantaggio prima che errori non forzati e alcuni colpi da ovazione a scena aperta di Lendl non finirono per portare il set ad un logico tie-break. Fu un passante incrociato di diritto del bolognese a chiudere la seconda frazione.
Il set decisivo sembrava avere un destino già scritto ma Omar ebbe il coraggio di crederci fino in fondo.
Quando sul 5-4 Lendl si apprestò a servire per il titolo, arrivando per due volte a match point, la favola di Omar che durante la settimana aveva giocato splendidamente, sembrò arrivata ai titoli di coda.
Un paio di errori di troppo del nervoso Ivan, un nastro e un coraggioso passante lungolinea del bolognese lo rimisero in corsa. Nel tie-break gli dei del tennis erano tutti con il nostro che si staccò di quel che bastava per chiudere un match che avrebbe potuto far cambiare pagina alla sua carriera.
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Si ripeterà l’anno successivo al torneo indoor di Milano ma anche quel successo non servì per fargli fare la svolta.
Un carattere che per molti non è mai stato vincente, una motivazione per alcuni limitata e soprattutto molti guai fisici limitarono la carriera di un player che dal punto di vista tecnico non aveva niente da invidiare ai migliori.