Gennaio 2020: Novak Djokovic

4 Febbraio 2020
Sandro Columbaro

A chi la palma del migliore se non a Nole?

Avevamo lasciato Djokovic nel giorno della sconfitta contro la Russia nella semifinale beffa – doppio decisivo di Coppa Davis in coppia con Troicki dopo aversi visto annullare tre match point contro Khachanov e Rublev.
Lo avevamo visto piangere lacrime amare per la sua Serbia in conferenza stampa per una sconfitta troppo difficile da mandare giù, quando oramai era vicinissimo al match di finale contro Nadal in casa dello spagnolo.

Abbiamo visto Nole risorgere quaranta giorni dopo in Australia nella 1a edizione dell’Atp Cup dove ha battuto in semifinale il Canada di Shapovalov e Auger-Aliassime prima di sconfiggere Nadal nella finale che avrebbe voluto essere quella della Coppa Davis. Ha vinto tutti i match, quelli facili e quelli difficili, con la solita garra del combattente che non è disposto ad arretrare, a cedere di un passo soprattutto quando si incomincia a battagliare.
Le scene di giubilo della squadra serba dopo la vittoria in coppia con Troicki contro Feliciano Lopez e Carreño Busta hanno forse reso meno amara la loro sconfitta alla Caja Magica dove il dramma sportivo era stato palpabile fino ad emozionare anche i meno corruttibili d’animo.
Nole ha così potuto fare il viaggio che da Sidney lo ha portato a Melbourne con lo spirito rappacificato, di chi non teme nessuno.

Djokovic

L’Australian Open è il suo territorio di caccia preferito, nessuno da quelle parti ha fatto meglio di lui. Né i campioni di un tempo lontanissimo come Crawford, né quelli di un tempo lontano come Emerson e neanche quelli di oggi come Federer.
Sa di essere meno amato di Roger ma anche di Rafa. L’unico balsamo salvifico è quello di sconfiggerli sul campo, di raggiungerli e superarli nei record. Con l’ottava vittoria, la diciassettesima nel computo generale degli Slam, si sta avvicinando sempre più a Roger e Rafa.
E’ al quinto successo Slam a partire da quello inatteso di Wimbledon 2018, qualcosa di straordinario se si pensa che nel 2017 e fino all’estate londinese successiva in molti lo davano perso per il grande tennis, vicino ad un ritiro mai annunciato ma da qualcuno sussurrato.
Il serbo invece ha saputo smentire tutti: scettici e fan increduli, in particolare i conterranei che non potevano credere che la sua bellissima favola di ragazzo che aveva visto la guerra potesse finire senza un vero saluto. I saluti negli ultimi due anni sono stati ripetuti più volte.

Due gli obiettivi prima di chiudere la sua straordinaria carriera. Il primo, l’ho già detto, è quello di vincere più Slam di tutti. Gli manca ancora, ma considerando che è il più giovane, il meno acciaccato e ha la capacità di saper vincere su tutte le superfici, non sembra un’impresa impossibile.
C’è poi il credo che lo fa saltare come un ragazzino ad ogni Major. Raggiungere Budge e Laver nel Grande Slam. Sarebbe un’impresa, questa sì da far parlare il mondo dello sport per tutti i giorni a venire tanto da renderlo uno dei più grandi di sempre.

Penso anch’io, come molti, che sarà quasi impossibile, ma Nole ci crede.

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