Chi tra i giovani sarà il migliore nel 2021? Chi ci stupirà negli anni a venire?

14 Dicembre 2020
Sandro Columbaro

Si sta preparando il cambio generazionale. Tsitsipas, Medvedev e Rublev le prossime stelle. Con Sinner e Musetti il cielo del tennis mondiale si colorerà anche d’azzurro.

Nadal si aggiudicò per la prima volta il Roland Garros quando aveva compiuto 19 anni da due giorni, Federer vinse il suo primo Wimbledon a 21 anni e undici mesi, il successo di Djokovic all’Australian Open avvenne nel 2008 quando il serbo aveva 20 anni e otto mesi. Sampras aveva 19 anni e un mese quando sorprese tutti a Flushing Meadows, McEnroe 20 anni da sette mesi quando si aggiudicò il primo titolo agli U.S. Open.
Borg, Wilander, Chang, Becker sono stati campioni bambini, quando vinsero il loro primo Slam erano ancora minorenni. Lo statunitense di origine cinese aveva poco più di 17 anni quando vinse il suo unico Major a Parigi.

Oggi non è più così. I tennisti di questa generazione dei quali si raccontano meraviglie ormai da anni, continuano a rimanere in un limbo dal quale non riescono a uscire. Sono stati sfortunati perché si sono incrociati con i big three – finora 57 titoli e non hanno nessuna intenzione di lasciare il campo -, ma non solo.
Oggi chiunque voglia affermarsi nel proprio ambito lavorativo, lo sport non fa eccezione, deve acquisire abilità tecniche, psicologiche e sociali specifiche, per la cui comprensione e utilizzazione è necessario un tempo maggiore se confrontato anche a due decenni fa. Il passaggio della società nel nuovo millennio quindi non possiamo considerarlo solo simbolico perché le trasformazioni tecnologiche e sociali in atto comportano un allungamento in termini di formazione una volta impensabili. Oggi la grande vittoria non può arrivare solo spinta dagli dei del tennis perché si è un predestinato. Ci vogliono preparazione tecnica, fisica e mentale che si possono raggiungere solo alcuni anni dopo i primi successi.

Secondo la definizione ufficiale dell’Atp, i nex-gen nel 2021 saranno i ragazzi nati dal 1° gennaio 2000. Ne fanno ancora parte Auger-Aliassime, Sinner, Musetti, Seyboth Wild, ma non saranno più della partita Shapovalov, De Minaur e Davidovich Fokina solo per citare tre dei migliori ‘99. Tsitsipas compirà 23 anni, Sascha Zverev e Rublev 24 per non parlare poi di Medvedev, Berrettini e Khachanov che spegneranno venticinque candeline. Nell’accezione comune si parla di loro come di next-gen perché hanno partecipato alla prima edizione del torneo di Milano che si svolse nel 2017 con il successo dello sfortunatissimo Chung.
E’ di loro, dei migliori nati dal ’96 in poi, che parlerò in questa breve analisi che vuole tracciare il loro difficile percorso verso la consacrazione. Dal prossimo anno molti di questi giocatori non saranno più considerati nuove generazioni, ma solo tennisti.
In questa annata dimezzata chi è il giocatore che ha fatto meglio?, chi il più continuo?, chi fa sperare in un futuro da campionissimo? E’ sempre difficile, se non impossibile, fare previsioni del genere ma sicuramente qualche spunto per capire chi avrà un futuro da Slammer lo abbiamo.

Stefanos Tsitsipas dovrebbe entrare in questa lista comunque ristretta a non più di 7-8 giocatori. Il greco dopo l’ottima prestazione all’Australian Open dello scorso anno dove sconfisse Federer, si è rivisto nei piani alti del tennis solo quando ha vinto le Atp Finals 2019 e al Roland Garros di quest’anno dove in semifinale ha messo paura a Djokovic. Ha le caratteristiche per vincere su tutte le superfici anche se deve migliorare dalla parte del rovescio, bellissimo da vedere, ma del quale perde ogni tanto la misura. Il suo tennis è completo, spettacolare e incisivo ma ancora fragile. In alcuni momenti, spesso decisivi, si fa sorprendere da un’emotività che non riesce sempre a controllare. Emblematica la sconfitta contro Coric a Flushing Meadows.

Sascha Zverev quest’anno è arrivato per la prima volta ad una finale Slam che molti gli avevano già pronosticato alcuni anni fa quando, ventenne, vinse al Foro Italico il suo primo tiolo Masters 1000. Da allora emotività situazionale, alcune involuzioni tecniche e problemi extratennistici non lo hanno fatto volare come lui e il suo team speravano. Ha cambiato troppi allenatori mantenendo sempre il padre come primo punto di riferimento. Ferrer dovrebbe permettergli di fare quel salto di qualità tecnica, compresa una posizione sul campo in risposta più avanzata, per farlo entrare nell’élite. Ad essere sincero penso che sia un giocatore così celebrale e difficile da gestire che potrebbe ottenere meno risultati di quelli che molti gli davano per certi quando tra il 2017 e il 2018 tutti lo vedevano come il predestinato.

Credo che Daniil Medvedev conterà a fine carriera diversi tornei Slam. Il moscovita che vive in Francia, a differenza di Sascha, sa alzare i giri del motore e vincere quando il match diventa difficile. Non ha la tecnica sopraffina di Stefanos ma la tigna del combattente non gli manca di certo. Col passare dei set diminuisce la percentuale degli errori e alza il proprio livello di gioco che finisce di solito per strangolare il suo avversario. Lo ha fatto a Bercy in finale con Zverev e al Masters sia con Nadal che con Thiem. A dire il vero ci si aspettava da lui un anno con molti successi dopo un’estate e un autunno passati a mietere vittorie. Lui invece ha dormito lunghi sonni, è entrato in una specie di letargo tennistico dal quale si è svegliato solo nel mese di novembre dove tuttavia ha fatto chiaramente capire che chi vorrà vincere nei prossimi anni dovrà per forza fare i conti anche con lui.

Chi invece ha dormito poco è stato il suo connazionale Andrej Rublev che potremmo considerare il giocatore dell’anno. E’ vero che è mancato ad altissimo livello nei tornei Slam e alle Atp Finals non ha passato il girone eliminatorio, ma oramai i tornei 250 e 500 gli incominciano ad andare stretti. Ne ha vinti cinque, alcuni di questi dominandoli. Oggi è premiato soprattutto dal servizio che ha migliorato moltissimo e da un gran diritto in progressione che non conosce ostacoli. I prossimi passi da fare sono quelli d’imparare meglio la parte difensiva e migliorare l’aspetto emozionale. Quando i game non scorrono come vorrebbe il primo avversario diventa il suo carattere bizzoso. Tuttavia chi lo ricorda alcuni anni fa sa che era incontrollabile.

Shapovalov e Auger-Aliassime sono destinati a lasciare secondo me un segno quasi indelebile nel nostro sport. Compiranno rispettivamente 22 e 21 anni, sono quindi i più giovani tra quelli che ho nominato finora. Shapovalov è entrato per la prima volta quest’anno nella top ten.  Oggi è dodicesimo perché i risultati degli ultimi tornei sono stati deludenti. Dopo Roma si sono visti ancora molti degli errori di concentrazione e tattici che pensavamo avesse lasciato alle spalle da quando è seguito costantemente da Juznyj.
Aliassime non ha ancora vinto un torneo del tour maggiore nonostante le sei finali finora disputate. Definirlo un bravissimo perdente come qualcuno ha incominciato a fare è francamente fuori luogo. E’ evidente che inizierà a vincere in serie quando riuscirà a giocare le finali nel modo corretto. E’ probabile che una certa fragilità psicologica lo abbia finora condizionato.

Chi invece non sembra farsi scalfire da niente e da nessuno è Jannik Sinner che ha chiuso la stagione nel miglior modo possibile: primo titolo Atp e best ranking. E’ destinato a progredire ancora molto già nei prossimi mesi. Il 2021 ma soprattutto il 2022 potranno essere gli anni che lo consacreranno campione di livello assoluto. I quarti di finale ottenuti al Roland Garros, non la superficie da lui preferita, e il match quasi dominato contro Khachanov a Flushing Meadows e perso al quinto, con l’altoatesino quasi fermo, ci fanno credere che nei prossimi anni sarà uno dei protagonisti assoluti nei tornei Slam. La mentalità che ha mostrato nei momenti di difficoltà è importante quanto la fluidità e qualità del suo gioco che sono già di primissimo livello.

Matteo Berrettini nel 2019 ha scalato oltre quaranta posizioni del ranking. Non ce lo aspettavamo, credo nemmeno lui e il suo team. Quest’anno ha dovuto affrontare oltre ai problemi legati al Covid come tutti i suoi colleghi, varie questioni di salute che non gli hanno permesso di giocare come avrebbe voluto. Quando l’ha fatto si è visto chiaramente che non era nelle condizioni fisiche dello scorso anno. Non nego che debba migliorare alcuni aspetti tecnici ma le potenzialità e la voglia di crescere non gli mancano. Mi aspetto da lui alcuni risultati di assoluto prestigio.

Secondo me, salvo sorprese sempre possibili, sono questi i giocatori che nei prossimi anni si contenderanno i primissimi posti della classifica mondiale.
Ci sono poi tanti  tennisti nati alla fine degli anni ’90 che tra periodi di alta e bassa marea otterranno risultati che li collocheranno nella top 20 e forse, per alcuni di loro, arriverà anche la top 10.

La carta migliore nel gran mazzo che si mischia continuamente è Alex De Minaur. La determinazione e la volontà è quella di raggiungere il successo massimo. L’Australia ci spera, Hewitt e il giocatore ci credono. Personalmente lo vedo ancora troppo leggero per ambire ad un risultato  pieno in un torneo Slam.
Gli statunitensi, per ora rappresentati da Taylor Fritz, Tommy Paul, Reilly Opelka e Frances Tiafoe, inorridiscono confrontandoli ai giocatori che uscivano dalle loro Accademie e College fino alla fine del secolo scorso. Buone prestazioni ma niente di prestigioso per nessuno di loro. Il giocatore con maggiori credenziali credo sia Fritz.

Borna Coric sembra da diversi anni un predestinato ma non lo credo in grado di fare il risultato della vita. Cristian Garin è uno specialista del rosso che otterrà negli anni, almeno su questa superficie, risultati di buon livello. Vincere il Roland Garros? Non credo sia possibile.
Casper Ruud, altro specialista del rosso, ha dalla sua la giovanissima età. A oggi è ancora troppo leggero perché la Norvegia possa sperare nel miracolo.

Su Karen Khachanov i russi, dopo averlo visto battere Djokovic a Bercy, speravano si ripetesse ad un livello ancora più alto. Non dico che di lui si siano perse le tracce, ma la domenica della finale è sempre fuori gioco.
I francesi credevano tanto nella generazione nata nella metà degli anni ’80 per rinverdire i fasti di un tempo ormai lontanissimo. Vedremo se Ugo Humbert sarà in grado di stupire tutti. Constantine Moutet, anche se ha un talento baciato da Madre Natura, ha un carattereirascibile che lo limita troppo. Anche il fisico, considerato il tennis di oggi, non lo aiuta.

Il polacco Hubert Hurkacz potrebbe ripetere le gesta del connazionale Fibak, così come Emil Ruusuvuori quelle di Nieminen. Non mi sembrerebbe poco.
Alejandro Davidovich Fokina sta incominciando a capire che il campo ha una dimensione. Negli ultimi mesi ha ottenuto buoni risultati. Se migliorerà anche dal punto di vista caratteriale potrebbe riservarci alcune sorprese.
Miomir Kecmanovic ha rotto il ghiaccio vincendo il torneo di Kitzbuhel, ancora poco per un’ottima promessa del tennis mondiale. Chi tuttavia lo ha visto come il successore di Djokovic deve cambiare mestiere.
Aleksandr Bublik sta sprecando il suo grande talento con giochetti da prestigiatore che non centrano nulla col diventare un campione.

Tra i tennisti nati nel nuovo millennio oltre ai già citati Aliassime e Sinner, molto avanti sulla strada del successo tennistico, mi piace ricordare il brasiliano Thiago Seyboth Wild che ha anticipato tutti sul tempo vincendo nel febbraio scorso il torneo Atp di Santiago, la prima volta per un tennista nato nel nuovo secolo. Stanno avvicinandosi a grandi passi anche gli statunitensi Sebastian Korda e Brandon Nakashima.
Dopo averlo visto battere al Roland Garros Wawrinka i francesi credono nel talento sopraffino di Hugo Gaston. Penso non basti.

Ben diverso il discorso su Carlos Alcaraz Garfia, che gli iberici sperano sia l’erede di Nadal. E’ evidentemente una esagerazione quasi senza senso, ma credere che un giorno possa vincere il Roland Garros non è un peccato di lesa Maestà. Alcaraz compirà 18 anni il prossimo maggio, per Lorenzo Musetti saranno 19 a febbraio. Il talento è tra i migliori che abbiamo mai visto dalle nostre parti. Chiamarlo solo una promessa sarebbe sbagliato.

Il prossimo anno le carte potranno rimescolarsi di nuovo, player oggi poco conosciuti o ai quali non diamo ancora molto credito potrebbero stupirci. Solo il tempo ci dirà la verità. Bisogna saper aspettare.