Si sono spente le luci sulla Coppa Davis 2021. Quali sono le prospettive per l’Italia e per le altre migliori squadre?

6 Dicembre 2021
Sandro Columbaro

L’edizione 2021 della Coppa Davis è finita come previsto. Ha vinto la Russia così com’era successo ad inizio anno all’Atp Cup. Nella competizione giocata a Melbourne la Russia batté l’Italia di Berrettini e Fognini, ieri la Croazia di Cilic e Gojo. Successo senza problemi con entrambe le squadre.

In questo momento la Russia rappresenta uno spauracchio per tutti. Sono molti a pensare che potrebbe continuare a vincere anche nei prossimi anni. Medvedev è destinato a diventare n°1 e Rublev è sicuramente un partner di ottimo livello. A loro si aggiungono Karatsev e Khachanov. Insomma una squadra formata da ottimi giocatori che potranno avere nel tempo anche un ricambio se si pensa che ci sono ragazzi juniores molto promettenti.

Il tennis tuttavia è uno sport straordinario perché in continua evoluzione. Oggi le gerarchie e i valori tendono a cambiare abbastanza velocemente, almeno ad un livello medio alto. Lo spirito della Coppa Davis fa il resto. Da chi dovrà stare attenta la Federazione tennis russa?

Intanto mi vengono in mente gli Stai Uniti. La squadra è giovane e si sta formando. Finalmente ha un numero abbastanza alto di giocatori – penso a Korda, Brooksby, Nakashima, e anche a Fritz, Paul, Opelka e Tiafoe – che nel giro di un paio di anni possono diventare pericolosissimi.

La Spagna potrebbe affiancare, almeno per due stagioni, l’astro nascente Alcaraz a Nadal. Entrambi quest’anno non hanno giocato. Per essere veramente competitiva in prospettiva Alcaraz non basta e Munar e Pedro Martinez non sono sufficienti.

C’è poi il Canada che sicuramente, se Shapovalov e Auger non faranno come quest’anno e saranno della partita, potrà essere pericoloso. Quanto riusciranno a migliorare negli anni le loro prestazioni? Sono da tempo considerati dei predestinati ma non riescono a convincere ancora del tutto. Denis è discontinuo, mi aspettavo ben altre prestazioni nell’ultimo anno. Felix migliora la classifica ma tatticamente mi sembra ancora abbastanza impreparato. Toni Nadal assicura per lui un futuro da campione. C’è da fidarsi e da aspettare.

La Francia è una squadra da ricostruire fin dalle fondamenta. La generazione degli Tsonga, Monfils, Gasquet è al tramonto e per adesso, nemmeno lontanamente, si vedono giocatori in grado di sostituirli. Gaston e Humbert non credo possano bastare. Si parla di un paio di giovanissimi potenzialmente molto forti, ma il cammino per arrivare in vetta è lungo e irto di difficoltà.

L’Italia ad oggi è la squadra più in grado di dare fastidio alla Russia. Anche per noi tuttavia qualche incognita non manca. Per Berrettini c’è quella della condizione fisica, non è giusto lasciare le chiavi della responsabilità per singolo e doppio in mano solo ad un ventenne. Sonego, mi dispiace dirlo, è troppo discontinuo. Negli ultimi due anni ha battuto o giocato alla pari con player fortissimi ma è anche riuscito a perdere da tennisti di rango molto inferiore per esperienza e classifica. Musetti ha bisogno di un paio di anni per stabilizzarsi ad alti livelli, mentre Fognini è a fine carriera e potrebbe tornare utile per il doppio.

Il doppio è un’altra incognita sulla quale in queste settimane si è discusso molto. Dobbiamo averne almeno uno competitivo se ambiamo vincere la Coppa Davis. Dobbiamo impegnarci anche su questa strada ma non so quanti giocatori durante l’anno saranno disposti a fare sacrifici per questa specialità che nella stagione viene utilizzata dai migliori singolaristi solo per provare i campi.

Credo che sia necessario inserire nel progetto Italia uno specialista abbastanza giovane da poter far crescere come doppista e che sia punto di riferimento per la squadra. Mi viene in mente Vavassori. E’ da provare con gli altri per capire con chi meglio si adatta e farlo giocare al più alto livello internazionale. Basta Challenger in singolare tanto per intenderci!

Ci sono altri ventenni che stanno crescendo in fretta, quindi non dovremmo certo mancare di buoni giocatori nei prossimi anni. Vincere però la Coppa Davis non sarà mai semplice perché con la formula delle tre partite, oltre ad avere un doppio competitivo, non bisogna sbagliare nulla neanche in singolare. Rublev ad esempio contro Elias Ymer stava rovinando la festa ai suoi compagni. Fossero arrivati al doppio contro gli svedesi l’esito finale non sarebbe stato così scontato.

La possibilità di rivedere una squadra vincente come quella del 1976 esiste, ma allora c’era l’opportunità di rimediare ad una sconfitta imprevista e i giocatori davano alla Coppa Davis un valore completamente diverso da quello di oggi. Volandri ha un compito difficile perché deve saper dialogare con tutti e convincere che il successo in Coppa Davis sarebbe un bell’affare dal punto di vista promozionale ed economico anche per l’indotto.

Bisognerà vedere se tutti si vorranno sacrificare e sapranno seguirlo su una strada che è più irta di difficoltà di quanto possa sembrare. Intanto si ricomincia con il turno preliminare a casa della Slovacchia il 4 e il 5 marzo 2022.