Il tennis italiano tra rinunce e aspettative

29 Aprile 2021
Sandro Columbaro

E’ nato in Italia un nuovo movimento che farà grande il nostro sport nel prossimo decennio.

Negli ultimi quaranta giorni abbiamo assistito ad una escalation di risultati dei nostri tennisti. Sinner ha fatto finale a Miami e semi a Barcellona, Musetti è giunto al penultimo atto di Acapulco, Sonego e Berrettini hanno vinto i 250 di Cagliari e di Belgrado, Fognini ha giocato i quarti a Montecarlo. In mezzo altre ottime prestazioni e qualche buon risultato non solo dei migliori.

Nella classifica live parzialmente congelata, anche se sarebbe più veritiera la Atp Race, abbiamo Berrettini n°10, Sinner in best ranking come n°18, Fognini 28, Sonego 32 e poi ancora Travaglia, Caruso, Musetti, Mager, Cecchinato e Seppi tra la 63a e la 97a. Alcuni giorni fa mi è capitato di leggere una classifica Atp del giugno 1988: due italiani nei primi cento, altri due nei 150, ancora sei fino alla n°200. Erano i tempi nei quali si faceva festa grande quando un italiano passava un turno in un torneo Slam. Oggi ci possiamo stropicciare gli occhi. Quasi tutte le settimane almeno un nostro giocatore supera l’asticella, la classifica della settimana precedente deve essere riveduta e corretta. Di giorno in giorno, di partita in partita, di successo in successo.

In Italia si sta formando una gerarchia molto precisa. Un ragazzino già protagonista, un altro che lo sta diventando, un giovane che sta migliorando a vista d’occhio in continuità di risultati e un altro che scalpita perché è stato tenuto a freno da problemi muscolari importanti ma che ha dimostrato il suo valore, altissimo, appena ha potuto sciogliere le briglie, in attesa che il leader carismatico del gruppo, per titoli e anzianità, smetta di litigare prima di tutto con se stesso. Cinque giocatori di questo livello non li abbiamo mai avuti contemporaneamente nella storia del nostro tennis, nemmeno negli anni d’oro, quelli in cui Panatta & Co. spopolavano e non solo in Coppa Davis.

Il treno Italia dei nostri giovani prodi partì tre anni fa da Parigi. Cosa sarebbe successo se al primo turno del Roland Garros 2018 il modesto giocatore rumeno Copil fosse riuscito ad eliminare Marco Cecchinato?  Persi i primi due set Marco allungò fino al quinto dove, prima di chiudere per 10-8 al primo match point utile con un diritto vincente, servì quattro volte per rimanere nel match. Dopo la prima partita vinta in un torneo Slam raggiunta a quasi 26 anni Marco ci prese gusto. Seguì quella facile con Trungelliti, a Carreño e Goffin, dopo i primi due set vinti uno per parte, lasciò le briciole al terzo e al quarto, fino al match capolavoro con Djokovic ai quarti di finale. Le emozioni del tie-break vinto 13 punti a 11 al quarto set le ricordiamo ancora e non posso certo riportarle attraverso lo scritto. Con Thiem in semifinale fu il tie-break perso nel secondo set per 12 punti a 10 che di fatto interruppe in quei giorni la sua corsa da cavallo di razza.

Cecchinato in questi tre anni non ha saputo ripetersi ma fu quel risultato che diede il via alla rinascita del movimento tennistico italiano, nuova linfa vitale necessaria per riemergere. Da allora non ci siamo più fermati anche se aspettiamo il grande evento che sappia scrivere il nuovo corso, ripetere le gesta di Adriano.

Fognini l’anno successivo trionfò a Montecarlo conquistando il primo 1000 in carriera, la prima volta per un tennista italiano, Berrettini arrivò in semifinale sempre due anni fa a Flushing Meadows al cospetto di Nadal, mentre l’anno scorso fu sempre il maiorchino a fermare Sinner ai quarti del Roland Garros. L’altoatesino fu l’unico a metterlo in difficoltà per oltre un set nel corso di un torneo dominato dal giocatore spagnolo. Sonego qualche mese fa ha fatto la finale del 500 di Vienna battendo ai quarti Djokovic non motivato a mille, ma l’esibizione di Lorenzo fu straripante.

In questi tre anni diversi tornei vinti, molte prestazioni di rilievo, la partecipazione di Berrettini alle Atp Finals e soprattutto l’esplosione di Sinner e Musetti, i due gemelli diversi per caratteristiche di gioco, mentali e fisiche che il mondo ci invidia. Siamo certi che il pusterlese e il carrarese diventeranno dei protagonisti importantissimi – il primo lo è già, ma non ancora come vorremmo – nel decennio appena iniziato.

A livello Open negli Slam c’è solo la vittoria di Panatta a Parigi 45 anni fa. Troppo tennis è passato, tanta acqua sotto i ponti, e noi sempre indietro a remare. Mai protagonisti assoluti. Non conosciamo ancora il giorno ma arriverà anche per noi, malati di tennis, quello nel quale scenderemo nelle piazze a festeggiare come l’11 luglio del 1982 o il 9 dello stesso mese nel 2006. Anche il tennis si meriterà le prime pagine dei giornali, non solo sportivi e l’apertura come titolo principale nei notiziari televisivi. Non credo che nell’attesa ci verranno i capelli bianchi.