Mannarino batte in due set il diciottenne Michelsen e vince per la prima volta l’Hall of Fame Open

24 Luglio 2023
Sandro Columbaro

Se Adrian Mannarino giocasse sull’erba almeno mezza stagione Atp sarebbe un tennista felice. Forse gli piacerebbe essere negli anni ’50 e 60’, periodo nel quale il numero dei tornei sul verde era molto più alto. L’unico Slam che si disputava sulla terra battuta era il Roland Garros.

Con l’era Open e in particolare sul finire degli anni ’70 il tennis è cambiato in tutti gli aspetti e il tempo dell’erba è diventato solo un piccolo intervallo dove, tra giugno e luglio, gli specialisti si devono far trovare pronti.   

Per caratteristiche tecniche, colpi piatti e giocati con movimenti corti, Adrian è uno di questi. Dopo Wimbledon vola quasi sempre negli Stati Uniti per partecipare al torneo di Newport dove a dir la verità nelle nove volte precedenti non aveva mai ottenuto risultati eclatanti. Questa volta gli è andata molto meglio perché è riuscito a mettere le mani sul classico Hall of Fame Open che chiude la stagione sull’erba. Se ne riparlerà nel 2024.

Adrian Mannarino, testa di serie n°2, nel percorso verso la finale ha incontrato due scogli abbastanza difficili: l’australiano Thompson (7) sconfitto ai quarti in tre set e in semifinale il connazionale Humbert battuto in due frazioni.

Nella parte alta del tabellone presieduta da Paul (1) che ha perso da Isner, che quando torna a giocare negli Stati Uniti si ravviva, si è fatto avanti a forza di risultati il diciottenne statunitense Alex Michelsen che ha fatto fuori Cressy (5), Duckworth, McDonald (4) e in semifinale Isner per 7-66 6-4. Insomma tutti giocatori di una certa esperienza con Long John che questo torneo lo ha vinto quattro volte, mentre Cressy si è fermato finora ad una.

Il ragazzino a stelle e strisce si è dimostrato forte ma non è bastato contro Adrian capace di non perdere quasi mai la concentrazione anche negli scambi più lunghi disorientando l’avversario con lo slice di rovescio che sull’erba è una vera arma letale perché la palla rasa tende a schizzare e a rompere il ritmo.

Spesso il francese giocava anticipando e in controtempo dimostrando di essere in forma e con tanta voglia di far suo il terzo titolo in carriera, lui che aveva perso le prime sei finali disputate tra il 2015 e il 2018.

Nel primo set Mannarino ha tenuto a debita distanza Alex brekkandolo al quinto e al settimo game e perdendo solo tre punti nei suoi quattro turni di servizio.

Nel secondo il transalpino ha reagito immediatamente ad un break iniziale e ha strappato in modo definitivo il servizio al nono gioco per chiudere a 15 nel decimo.

Povero Adrian, quanto vorrebbe essere negli anni ‘50, sarebbe nella top ten!

Mannarino-Michelsen 6-2 6-4