A Miami 2021 vince un sorprendente Hubert Hurkacz che sconfigge in finale Jannik Sinner

4 Aprile 2021
Sandro Columbaro

Meritata vittoria del giocatore polacco che batte con nostro rammarico l’altoatesino in una delle più giovani finali della storia in un torneo Atp 1000.

Non possiamo negare la delusione, speravamo nel miracolo. Jannik Sinner ha provato a recuperare, anche se con meno decisione del solito, contro il suo amico e compagno di doppio Hubert Hurkacz dopo aver perso il primo set e sotto 4-0 nel secondo. Il ragazzo di San Candido ha tentato fino alla fine di rimanere in partita in una giornata nella quale i colpi non uscivano dalla racchetta in modo fluido, l’apporto con il servizio era quasi nullo e gli errori non forzati da fondo si contavano in un numero inusuale.

Partito in affanno e subito sotto 0-3 è stato bravo a recuperare lo svantaggio con alcune accelerazioni e risposte al servizio che lo hanno riportato prima in parità e poi addirittura, quando sembrava che la partita stesse riprendendo vita, a servire per il set sul 6-5. Jannik ha perso il dodicesimo game giocando molto male e da quel momento le sue riserve fisiche e mentali si sono esaurite. Nel tie-break, dove spesso riesce a dare il meglio di sé, ha perso subito contatto e non è bastato sul 2-6 una parziale rimonta. Hubert ha chiuso 7-4.

Nel secondo set Jannik, nel momento in cui il polacco ha giocato il suo miglior tennis lasciando partire il braccio con assoluta scioltezza e andando spesso a chiudere a rete, ha perso due volte consecutivamente il servizio. Non è bastato il parziale recupero da 0-4 a 3-4. Ci sarebbe voluto il Sinner dei giorni migliori per condurre il sorpasso. Hurkacz ha meritato la vittoria perché non ha tremato nei momenti decisivi e perché ha mostrato una condotta di gara più esperta nel corso dell’intero match limitando al massimo gli errori in una finale che ha risentito del fatto che a giocarla erano due matricole.

I tornei di Indian Wells e Miami rappresentano un doppio appuntamento fondamentale per tutti i migliori del mondo, i primi 1000 della stagione che si trovano a cavallo tra l’estate australiana e la primavera europea. Quest’anno purtroppo il torneo californiano, che negli ultimi anni veniva considerato irrinunciabile perché l’atmosfera che si vive è quella di uno Slam solo un po’ più informale, è stato prorogato a data da destinarsi – potrebbe essere giocato dopo Flushing Meadows – mentre quello della Florida ha subito moltissime rinunce.

Non si sono presentati Djokovic, Nadal, Federer, Thiem, ma anche Berrettini, Monfils, Wawrinka e tanti altri che avevano per classifica diritto a partecipare all’unico torneo, insieme al suo gemello, che si gioca con un tabellone di 96 player e con i primi trentadue del seeding esentati dai sessantaquattresimi di finale. Se si vuole vivere una bella avventura nell’umidissimo e spesso caldissimo clima di Miami bisogna comunque fare tanta fatica, strizzare molte magliette e giocare tanti incontri: sei se si ha il bye al primo turno e si vuole giungere in finale per provare a conquistare il tesoretto di 1000 punti che danno fiducia e classifica per una stagione da protagonista.

Due settimane fa avevamo vissuto le emozioni notturne per le prestazioni inaspettate quanto gradite offerte da Musetti che nel 500 di Acapulco era riuscito ad andare oltre le più rosee previsioni. Pensavamo che il suo dovere nel torneo messicano l’avesse compiuto passando in modo netto i tre turni di qualificazione. Le vittorie contro Schwartzman e Dimitrov e la sconfitta in semifinale contro Tsitsipas ci hanno fatto capire che lui ha già posto l’asticella molto più in alto rispetto a quanto credevamo e che i risultati non verranno solo dal rosso dove finora aveva giocato le partite migliori, Wawrinka e Nishikori al Foro tanto per intenderci. Lorenzo ha una tale varietà di soluzioni che il puzzle da completare è di difficile costruzione ma quando sarà concluso avremo un’opera d’arte

L’emozioni in questi dieci giorni, invece, ce le ha riservate Sinner, meno impreviste di quelle di Musetti ma non così scontate. A Dubai lo aveva fermato Karatsev, il giocatore del momento al quale non aveva saputo rispondere dopo un primo set vinto di strettissima misura. Sapevamo tuttavia che era in forma. Che non ci avrebbe deluso l’ho capito fin dal suo primo incontro contro Gaston, il ventenne che aveva stupito il pubblico di casa al Roland Garros. Si erano incontrati poche settimane fa al torneo di Marsiglia.

Netta la vittoria di allora, distanza siderale anche questa volta. Troppo potente Jannik con il diritto che gli permetteva di chiudere spesso a rete con soluzioni di tocco e di forza. Troppo regolare da fondo per offrire al malcapitato avversario soluzioni alternative. Vedremo se i rapporti di forza cambieranno quando si giocheranno i tornei sul rosso, superficie che Hugo privilegia. Per adesso meglio tenerci il nostro perché non si possono affiancare una Ferrari a una Topolino sperando  che facciano gara alla pari.

Ben diverso il match giocato con Khachanov, player con il quale la battaglia è assicurata. Ci fu a Flushing Meadows, si ripeté a Melbourne nel torneo di preparazione all’Australian Open – una vittoria per parte – e non è mancata neanche questa volta. Sinner ha dovuto recuperare da una situazione di svantaggio: dopo aver perso il primo set per 6-4, nel secondo sul 5-5 ha salvato una palla break con una fantastica accelerazione di rovescio in cross che avrebbe portato il moscovita a servire per il match. Il set si è deciso al tie-break dove il ragazzo di San Candido è volato 4-1 5-2 6-2 giocando palle precise con una intensità, direi cattiveria tennistica, che hanno lasciato impotente Karen. Sinner ha chiuso 7-2 con un cross di rovescio meraviglioso.

Il terzo set è corso veloce, i due hanno cercato più rapidamente i vincenti senza disdegnare qualche capatina nei dintorni del net per disorientare l’avversario ma soprattutto perché erano visibilmente stanchi e affaticati. Il braccio di ferro iniziale non aveva più nessuna utilità, sarebbe servito solo a distrarre energie nervose e fisiche per chi avrebbe dovuto  continuare la corsa. La palla break per Jannik è arrivata sul 4-4 ai vantaggi grazie a una risposta violenta poco distante dai piedi del russo. Sono state due gran prime a consentire al nostro il passaggio del turno.

Ad essere sincero a metà del secondo set  mi sembrava che Jannik non desse segnali positivi, la fatica credevo che stesse per farlo cedere ancor prima mentalmente che tecnicamente. Stavo sbagliando perché Sinner ha saputo alzare intelligentemente l’asticella nei passaggi più difficili, quelli nei quali i rischi si possono trasformare in errori senza ritorno. Si è invece dimostrato lucido e presente, capace di dare il massimo nei momenti che necessitavano la migliore prestazione.

Negli ottavi Sinner ha incontrato la ventiduenne promessa finnica Ruusuvuori che veniva da tre battaglie vinte al terzo set. La prima l’aveva giocata contro il giovanissimo Alcarez che sta facendo match dopo match passi da gigante. Non è ancora entrato nella top 100 ma appena ritorneranno i prati in fiore e i tornei primaverili su terra verrà il suo momento e molti tennisti che oggi gli sono davanti in classifica dovranno fare i conti anche con lui.

La seconda battaglia per il giovane Emil è stata una sorpresa per molti. La vittoria contro Sascha Zverev che avevamo lasciato in gran forma ad Acapulco dove aveva vinto in finale contro Tsitsipas mi ha stupito ma ha dimostrato ancora una volta che il tedesco, benché molto migliorato rispetto al 2019 quando sembrava una rondine spaurita che non riusciva a ritrovare il nido, è ancora un giocatore umorale, capace all’interno della stessa partita di mostrare la parte migliore e peggiore del suo gioco e del suo carattere. Il tedesco dopo aver dominato il primo set si è spento gioco dopo gioco contro un avversario che non gli ha lasciato il tempo di pensare e lo aggrediva ad ogni punto. Il punteggio di 6-1 al terzo set a favore del finnico è eloquente più di ogni mio commento.

Contro Ymer, lo svedese di origine etiope che abbiamo visto all’ultima edizione del Next Gen, non  pensavo che l’incontro si sarebbe spinto fino al terzo set, con Ruusuvuori costretto a rincorrere. Ha vinto perché ha un timing sulla palla superiore e perché le difese costruite sotto forma di muro impenetrabile dal nipotino di Borg hanno incominciato a cedere, ma c’è voluto tuttavia il dodicesimo gioco del terzo set perché la resistenza di Mikael crollasse in modo definitivo.

Dicevamo degli ottavi Ruusuvuori-Sinner, match che aveva solo un precedente giocato al Challenger di Canberra all’inizio dello scorso anno e vinto dal giocatore della Finlandia, ma che negli anni potrebbe diventare un classico dell’Atp Tour. I due hanno un gioco abbastanza simile, che potremmo definire a specchio. Entrambi amano giocare in progressione con i piedi dentro al campo e pronti ad approfittare di un colpo abbastanza corto per chiudere il più velocemente possibile.

Jannik si è dimostrato maggiormente aggressivo nei momenti decisivi del match, quando era necessario alzare il livello di gioco. La partita a mio parere è stata in bilico fino al 3-3 quando il ragazzo di San Candido ha salvato da gran campione una pericolosissima palla break. Sul 4-3 una risposta di diritto l’ha portarlo sul 5-3. Il 6-3 ha rappresentato non solo la fine del primo set ma anche una parziale e anticipata chiusura del match perché nel secondo Sinner ha alzato i giri del motore e il finnico, allenato da Federico Ricci, non ha saputo reagire. Break al terzo game e via verso il 3-1 e quindi, grazie ad un secondo servizio ceduto da Emil, sono arrivati il 5-2 e il 6-2.

Il punteggio di 7-6 6-4 che è servito a Sinner per battere Bublik e volare in semifinale non deve ingannare. E’ stato un match difficilissimo dove Jannik ha sofferto la capacità del kazaco di giocare il suo tennis unico fatto di improvvise accelerazioni, smorzate, traiettorie velenose, colpi di spada alternati ad altri di fioretto. Un gioco dove ogni palla è diversa dall’altra, spesso senza peso e quindi difficilissima da contrastare con diritti e rovesci in progressione che sono il marchio di fabbrica del ragazzo altoatesino. L’altoatesino ha vinto perché non si è perso quando era sotto con il punteggio, ha saputo manovrare e prendere rischi calcolati alzando l’asticella nei momenti del bisogno.

Dopo il break subito al terzo game, nel primo set Jannik era sotto 5-4 quando Alexander è andato a servire per il set. Una risposta potente in lungolinea su una seconda del kazako gli ha permesso di recuperare il primo parziale che sembrava esser volato via. Jannik in vantaggio 6-5 non ha sfruttato una palla set. Giusto il verdetto del tie-break nel quale Bublik è scappato 3-0 4-1. E’ stato bravo l’altoatesino a recuperare giocando al meglio i punti decisivi, aiutato anche da alcuni errori di Alexander che hanno lasciato sbalorditi. Ha chiuso Jannik per 7 punti a 5 un set lottatissimo, giocato sul filo del coltello.

Nel secondo set Bublik è volato fino al 3-0 ma, nonostante il vantaggio iniziale, è sembrato fare meno male. Sinner lo ha riagganciato sul 3-3 grazie a un ritrovato ritmo in risposta, a diritti e rovesci che hanno ripreso a funzionare a buon ritmo dentro i quali il kazaco ha incominciato a perdersi in errori banali. Letale il nono gioco che ha portato Sinner a servire per il match. Il braccio dell’altoatesino non ha tremato, la vittoria è stata sua in un’ora e 40 minuti.

Festa grande per Sinner (21) che ha raggiunto per la prima volta la semifinale di un torneo 1000. A lui si sono affiancati Bautista (7), l’avversario di semifinale dell’altoatesino nella parte alta del tabellone, Rublev (4) e Hurkacz (26) che si sono affrontati per designare l’altro finalista. Da come si capisce leggendo il numero delle teste di serie solo il moscovita ha rispettato le previsioni della vigilia.

Per Rublev i suoi primi tre turni sono filati lisci come ormai gli capita da molto tempo quando incontra giocatori inferiori. Lui innesta il turbo e il braccio non trema mai. I colpi d’inizio gioco sono sempre più sicuri, le risposte eccellenti soprattutto quando ha il tempo di spostarsi sul diritto. Ha lasciato tre game sia a Sandgren che a Fucsovics che giusto poche settimane fa aveva dichiarato che non avrebbe più voluto incontrarlo fino a fine stagione.

Nella partita contro Cilic al moscovita è bastato un break a set per abbassargli le difese e spegnere la luce di una ritrovata fiducia. Sono tuttavia contento per Marin che dopo aver battuto Federico Coria ha avuto il merito di recuperare e portare a casa un match difficile contro Garin. Ha imposto la potenza dei suoi colpi ritrovati anche a un bravo Musetti che ha saputo spingersi fino al terzo turno vincendo match non scontati.

L’incontro dei quarti Rublev-Korda, condizionato inizialmente dalla pioggia che ha costretto i giocatori a iniziare più tardi rispetto all’orario previsto e a interrompere più volte, è sembrato scorrere velocemente per il russo che ha brekkato nel primo set sul 3-3. Il recupero dello statunitense è stato sorprendente nel modo in cui è avvenuto – ha strappato il servizio a zero –, ma le occasioni per il moscovita si sono ripresentate e questa volta non se l’è lasciate sfuggire, evitando così un pericoloso tie-break.

Nel secondo set quando la partita sembrava avviata alla più logica delle conclusioni Korda junior era bravo a ripetere il copione del primo set. Ristrappava sul 3-5 il servizio a zero riportandosi prima sul 5-5 e poi giocando il tie-break caratterizzato da molti minibreak. Un doppio fallo dello statunitense e un ace del russo hanno chiuso il match a favore di quest’ultimo.

Il figlio di Petr si sta mettendo in luce in questo inizio di stagione come uno dei giovani più interessanti nati nel nuovo millennio. La scalata verso le alte vette della classifica è continua. La sua corsa nel torneo sembrava destinata a fermarsi con Fognini che aveva giocato un tennis d’anticipo e di gran valore nel primo set prima di spegnersi nei successivi ma con Karatsev, in una giornata nella quale le pile del russo erano completamente scariche e con Schwartzman che invece ha combattuto fino all’ultima stilla di sudore, ha dimostrato che il carattere e la capacità di giocare al meglio nei momenti difficili sono caratteristiche peculiari che lo faranno diventare un player importante.

Medvedev ha raggiunto in carriera punte di rendimento superiori a Rublev – vittoria alle Atp Finals e due finali Slam – ma non è insolito che, a differenza del suo compagno che ultimamente si comporta come un rullo compressore, incappi in sconfitte non sempre pronosticabili. Daniil si è salvato con Popyrin riuscendo a chiudere 6-4 al terzo un match durante il quale è stato colpito dai crampi. Gli ultimi due game li ha giocati quasi da fermo e saltellando da un punto all’altro. All’australiano, suo compagno di allenamenti ed amico, è mancato l’instint killer necessario per chiudere un match che avrebbe fatto suo con un po’ più di attenzione.

Medvedev con Tiafoe, che veniva da autentiche battaglie finite tutte al terzo set con Travaglia, Evans e Lajovic, ha vinto sfruttando la maggiore esperienza e la capacità di variare direzione e lift dei colpi da fondo in modo esemplare, ma con Bautista (7) è rimasto invischiato nella ragnatela che lo spagnolo è capace d’imbastire con una meticolosità certosina. Dal 4-4 del primo set Roberto ha messo a segno otto game contro due certificando ancora una volta la sua grande capacità di tenere ritmi molto alti da fondocampo ai quali il moscovita non è riuscito a trovare le adeguate contromisure fino ad innervosirsi, ai limiti del parossismo, nel secondo set.

Tra i quattro semifinalisti la sorpresa più grande è venuta sicuramente dall’ingresso di Hurkacz, a maggior ragione se diamo uno sguardo al tabellone e leggiamo gli avversari che ha dovuto affrontare. La prima impresa l’ha ottenuta sconfiggendo al terzo turno Shapovalov (6), ancora una volta discontinuo, incapace di utilizzare le immense doti che Madre Natura gli ha regalato. Sono ancora troppi i momenti in cui il canadese sembra dimenticare che non sta solo giocando ma sta affrontando un match nel quale l’obiettivo è vincere. Con maggiore attenzione poteva fare suo il secondo set e rimandare la contesa con il polacco al terzo.

Battaglia incerta e conclusasi solo al tie-break del terzo set il match disputato da Hubert contro Raonic che aveva vinto il primo. Nel terzo il polacco è stato bravissimo a recuperare dal 5-6 15-30 per poi portarsi fino al 6-1 nel tie-break che ha chiuso per 7-4.
Ancora più bravo, il polacco, a sconfiggere ai quarti Tsitsipas che aveva eliminato un redivivo Nishikori e Sonego che ha giocato con il greco un buon secondo set.

Il punteggio di 6-2 2-0 15-40 a favore del player di Atene con due palle per fare il break pesante non sembrava presagire quello che sarebbe successo nel proseguo del match.Per motivi che non so decifrare, improvvisamente Tsitsipas ha perso concentrazione, efficacia al servizio e ha fatto errori da fondo gratuiti che hanno permesso al polacco di ritornare nel match. Sul 2-2 del terzo set in vantaggio 40-0 Stefanos riusciva nell’impresa non facile di perdere il servizio. A quel punto Hubert era bravo a limitare gli errori e a gestire con sapiente maestria il vantaggio accumulato fino a chiudere con un servizio vincente per 6-4 un match nel quale ha dimostrato di essere sempre presente sia tecnicamente che mentalmente.

Per provare a capire lo straordinario successo in semifinale di Jannik Sinner contro Roberto Bautista Agut bisogna riavvolgere il nastro, partire dagli ultimi due minuti dei 146 nei quali quattro risposte pressoché vincenti giocate sempre in accelerazione gli hanno permesso di strappare il servizio sul 5-4 del terzo set in una partita nella quale ha sempre dovuto rincorrere.

Sono stati questi quattro punti giocati in crescendo con cross potenti che hanno costretto un avversario frastornato ad alzare bandiera bianca, le istantanee che ci hanno permesso di capire la frase di Bublik, quel “non sei umano” che il giocatore kazaco ha detto all’altoatesino mentre gli stringeva la mano dopo la sconfitta.

Jannik ha vinto nonostante i tanti errori commessi, nonostante non sia riuscito ad esprimersi al meglio. Il successo nonostante la cattiva partenza e la fatica di battere uno dietro l’altro avversari molto diversi tra loro, lo stress psicofisico della prima volta in una semifinale di un torneo 1000 superato brillantemente.

Non ha senso fare una dettagliata cronaca della partita. Non servirebbe a chi l’ha vista, credo tantissimi, e non basterebbe agli altri che non hanno avuto l’opportunità. Basta qui ricordare che Jannik è entrato in campo contratto perdendo i primi due game, il primo sul suo servizio, quasi senza giocare. Al sesto gioco è sembrato riemergere in particolare nello scambio lungo ventisei colpi chiuso con un vincente di diritto che è risultato determinante per riagguantare il momentaneo pareggio.

Nei giochi successivi ha pagato lo sforzo. E’ riuscito a cancellare  tre palle break al settimo game con coraggio e determinazione fino a  chiudere con un ace e una volée in sequenza contro un avversario che col passare dei minuti si è fatto più aggressivo. Jannik tuttavia non è riuscito a evitare l’allungo determinante del player di Castellon de la Plana che ha vinto il primo set 7-5.

Il settimo gioco è stato il momento determinante del secondo set. Bravissimo Jannik a salvare quattro palle break. Un cross in avanzamento e un rovescio vincente gli hanno dato la spinta per continuare a credere. Al nono gioco ha recuperato da un complicato 0-30 ma tre punti consecutivi lo hanno portato ad un passo dal terzo set, conquistato con una palla corta dello spagnolo che non è passata. Sinner ha vinto così un set quasi perso, e lo ha fatto con maestria e coraggio, doti uniche per un player della sua età.

Nel terzo lo spagnolo ha preso decisamente l’iniziativa. Ha strappato il servizio a zero al terzo game, ma non gli è bastato perché nel giro di qualche minuto Jannik ha dimostrato di essere ancora lucido, presente. Ha contraccambiato il favore e ha riportato con un controbreak a zero il punteggio sul 3-3.

Dopo oltre due ore e venti minuti in una situazione di sostanziale equilibrio sono serviti il coraggio e la fantasia per fare la differenza.
E’ stato Jannik a giocare perfettamente l’ultimo game al servizio e a chiudere sul 5-4 come ho scritto precedentemente.

Nella semifinale della parte bassa, a sorpresa ma secondo me fino ad un certo punto per come aveva giocato nel torneo, Hurkacz ha battuto in modo severo e molto più di quanto dica il punteggio – 6-3 6-4 – il favorito della vigilia Rublev. Il polacco è partito velocissimo mettendo a segno una percentuale molto alta di vincenti e un gioco da fondo che non ha permesso al moscovita di mulinare, come suo solito, diritti in sequenza. Sull’1-5 il russo ha recuperato un break ma Hubert ha continuato a giocare meravigliosamente al servizio e nei fondamentali nei quali non dava peso ai suoi colpi rendendoli per Andrej molto difficili da contrastare.

Nel secondo set lo spartito non è cambiato. Subito in vantaggio Hurkacz che ha tremato solo quando ha servito sul 5-4 per il match. Hubert ha dovuto fronteggiare, dopo che aveva già avuto un match point, tre palle per il 5-5. Alcuni splendidi rovesci e un ottimo servizio lo hanno tolto dai guai e donato una vittoria ampiamente meritata. Rimandato Rublev che nei tornei 1000 e negli Slam non è riuscito ancora ad emergere.

Hurkacz dopo la vittoria a Delray Beach nel primo appuntamento della stagione non era apparso in gran forma. In questo torneo ha battuto Shapovalov, Raonic, Tsitsipas e Rublev. L’aria di casa, Hubert vive e si allena in Florida, gli ha fatto sicuramente bene. Ora lo aspettano i tornei sul rosso dove forse potrebbe trovare maggiori difficoltà a ripetere risultati di prestigio. Ha comunque la classifica di n°16 a confortarlo.

Sinner da lunedì 5 aprile sarà n°22. Dovrà riconfermarsi al Roland Garros dove l’anno scorso perse da Nadal ai quarti. Il suo progetto di giocatore universale, come ricorda spesso coach Piatti, è solo agli inizi e non potrà essere certo questa finale ottenuta con grande merito a demoralizzare un giocatore destinato a cambiare per sempre le sorti del tennis italiano.