Al Mutua Madrid Open 2021 vince Sascha Zverev che batte Matteo Berrettini in tre set

9 Maggio 2021
Sandro Columbaro

Seconda vittoria del tedesco alla Caja Mágica di Madrid che sconfigge il romano dopo due ore e quaranta minuti di match.

Sascha Zverev, battendo Matteo Berrettini per 6-7 6-4 6-3, ha vinto il quarto titolo Masters 1000, il secondo a Madrid dopo la vittoria nel 2018 contro Thiem. Meritato successo del tedesco anche se dopo il primo set thriller finito al tie-break speravamo nel trionfo del giocatore romano in un torneo così importante. Sarebbe stato un giusto premio visto il lungo periodo di sofferenza che Matteo ha dovuto patire negli ultimi 15 mesi per importanti problemi fisici che non gli hanno permesso di giocare con regolarità.

Ha vinto invece Sascha che sta tornando, dopo un tempo abbastanza lungo di appannamento che ha fatto seguito ad una precocità inusuale per i giocatori della sua generazione, la grande speranza del tennis mondiale, il primo player che avrebbe dovuto ereditare lo scettro dei big three.

Nel primo set break di Matteo al settimo gioco subito contraccambiato. I due hanno continuato a comandare sul proprio servizio senza rischiare fino al tie-break nel quale il giocatore romano è volato 5 a 0. Punto su punto è stato bravo il player di Amburgo a erodere il vantaggio che Berrettini aveva accumulato con servizi e diritti vincenti – colpi prepotenti e precisi – arrivando ad avere persino una palla set sul 7-6 con un ace. L’italiano non si è scoraggiato riuscendo a chiudere, grazie anche alla complicità del tedesco, per 10 punti a 8.

Sapevamo che il match non era finito, che Sascha si sarebbe fatto pericoloso e così è stato. Abbastanza improvvisamente dopo diversi game tenuti a zero da parte di Berrettini, Zverev ha strappato il servizio al nono gioco e ha chiuso per 6-4. Negli ultimi game del secondo set Matteo ha pagato per la prima volta un calo fisico e di concentrazione che ha fatto pendere il piatto della bilancia verso il giocatore più esperto, anche se anagraficamente più giovane.

Nel terzo il momento decisivo in termini di punteggio, passaggio di svolta determinante, si è avuto sul 3-2 quando alcuni errori di Matteo che con i colpi da fondo non riusciva più a fare la differenza e alcuni salvataggi estremamente belli in difesa attiva di Sascha hanno portato Zverev sul 4-2. Chiudere 6-3 dopo un ulteriore passaggio a vuoto del romano ormai demoralizzato è stato per il tedesco una formalità.

Humbert-Karatsev, Auger-Aliassime-Ruud, Norrie-Krajinovic, potrebbero essere gli incontri di qualsiasi finale in un torneo Atp 250. In questa settimana sono stati match di primo turno. I player citati sono posizionati tra i primi 50 della classifica mondiale.
In questo tabellone c’è stata una così alta concentrazione di giocatori di ottimo livello – mancavano Djokovic come vera assenza pesante, oltre a Federer, Wawrinka, Monfils, Goffin e Sonego per questioni fisiche – che nessuna partita è risultata scontata e anche i palati più raffinati sono stati soddisfatti.

Nei 250 i primi, quando ci sono, entrano in scena tra il mercoledì e il giovedì, nei 500 va un po’ meglio ma qualche match da sbadigli e dall’esito scontato nei primi turni e anche oltre ce lo dobbiamo sempre aspettare, negli Slam difficilmente succede qualcosa di veramente stupefacente nella prima settimana perché non tutte le new entry si chiamano Karatsev. Nei tornei 1000 a 56 giocatori come questo gli incontri interessanti e per nulla scontati li abbiamo visti anche nelle qualificazioni. Pronti via sono usciti Djere, Thompson, Sandgren, Tiafoe, Korda, tutti tennisti che possono essere testa di serie o quasi non solo nei Challenger di alto livello. Djere non è lo stesso che in Sardegna in pochi mesi ha vinto un torneo e ha fatto finale nel secondo?

Diversi gli incontri di secondo turno che si sono dimostrati molto interessanti. Evans, che ha scoperto la terra nel torneo di Cagliari, ha battuto Millman, l’australiano al quale piace il mattone tritato, in un bel match finito al terzo set dove si sono incontrate concezioni molto diverse: il serve & volley contro la fitta rete di scambi asfissianti da fondo. Isner ha eliminato a sorpresa,ma fino ad un certo punto, Bautista Agut (9) in una partita nella quale lo spagnolo è stato inchiodato, dopo aver avuto palla match, dai continui ace del giocatore statunitense.

Paul contro Rublev (6) poteva sembrare un incontro dall’esito scontato. Tommy è in crescita e gioca bene sul rosso. Abbiamo assistito ad una partita incerta chiusa dal russo 6-4 al terzo set. Karatsev si è ribellato alla  rete di fitti scambi proposta da Schwartzman (7). Shapovalov (11), dispiace dirlo, è ancora inadeguato nel saper cambiare strategie durante la partita. Ha perso con Bublik, altro giocatore al quale non dispiace l’esibizionismo. Nadal (1) ha lasciato ad Alcaraz, nel giorno del suo diciottesimo compleanno, tre game. Sarà anche il suo successore ma per adesso l’allievo di Ferrero deve fare ancora tanta strada per giocare quasi alla pari con il maiorchino.

Quasi non pensavamo, tanto ci aveva abituato bene, che Sinner (14) potesse perdere con un player che ha una classifica inferiore alla sua. Invece contro Popyrin è successo. Deve prenderne atto, capire cosa non ha funzionato e andare avanti. Fino a oggi era stato quasi sempre lui a fare l’impresa. Rimane un fenomeno, tuttavia la fase di crescita non è finita.

Cambia la prospettiva perché adesso per moltissimi è l’uomo da battere, anche se è solo un ragazzo. Non è diventato improvvisamente scarso, deve saper accettare che ci sono anche altri giovanissimi in crescita, deve sapere che il suo tennis è analizzato e i migliori studiano la strategia più adeguata per farlo giocare peggio.

L’australiano, con un gran servizio e tanti vincenti di diritto, c’è riuscito molto bene nel tie-break del primo e nel secondo set. Jannik ha mostrato i suoi 19 anni, si è innervosito e scoraggiato per lesa maestà. Forse non lo credeva possibile! Deve sapere che accadrà ancora diverse volte. Non è successo niente di sconvolgente, non ci sono lutti da elaborare. Deve essere solo bravo a ripartire, il Foro Italico lo attende.

Diversi gli incontri interessanti negli ottavi di finale. Thiem (3) contro De Minaur non ha convinto completamente. Le sensazioni non sono ancora quelle dei suoi giorni migliori, troppi gli errori, pochi i vincenti. Dopo una partenza in salita, è cresciuto in continuità e sicurezza anche se è ancora molto lontano dal player che ha disputato due finali al Roland Garros. Ha vinto il primo set al tie-break e chiuso il secondo dopo che l’australiano, troppo leggero il suo gioco, ha avuto qualche opportunità per rimettersi in partita.

Popyrin ha dimostrato che il tennis che aveva fatto vedere con Sinner non è stato il risultato di una giornata particolare. I suoi colpi sono ancora un po’ troppo estemporanei, ma non frutto del caso. Dà l’impressione di essere sul campo con aria sbadata e controvoglia. Ad altissimi livelli non se lo può permettere, con Nadal meno che mai. Ha provato a fare la partita e ha giocato colpi molto efficaci. Non aveva tuttavia possibilità concrete col maiorchino.

La classifica diceva Medvedev (2), l’abitudine al rosso e la forma davano favorito Garin (16). Il russo è stato bravo a portare il match al terzo, il cileno a rimanere concentrato e a sciorinare il suo tennis migliore nell’ultima frazione dove non c’è stata partita alla pari. Anche se i suoi colpi non sono da terra, troppo poco spin per essere veramente pericoloso, speriamo che il russo non la prenda male ogni volta che gioca su questa superficie. Oggi, come ha spesso ripetuto, sembra non gradire. Deve prima di tutto migliorare l’attitudine e la convinzione.

Isner ha eliminato Rublev (6) dopo una battaglia nella quale il giocatore di Mosca allenato da Viciente ha sperato di non arrivare al tie-break del terzo. Nel gioco decisivo il player di Greensboro è quasi imbattibile. Ha chiuso 7-6 con una risposta vincente di diritto su una battuta di Andrej e con due servizi ai quali era impossibile rispondere. Il tie-break come una ghigliottina alla quale gli avversari dello statunitense non possono sottrarsi, basta una distrazione per tornare a casa in anticipo. Anche Rublev non ha fatto eccezione.

Chi la scorsa settimana aveva visto Ruud prendere una sonora batosta da Basilashivi, il player che non ha riso neanche dopo aver vinto il torneo di Monaco, e aveva in mente le ultime prestazioni di Tsitsipas (4) sconfitto solo da Nadal sul rosso in questo inizio di stagione nel torneo che predilige e sul campo a lui dedicato, aveva immaginato che la partita tra il greco e il norvegese, se non proprio una formalità, potesse essere un incontro da archiviare in due set a favore del giocatore di Atene. Niente di più sbagliato. Ruud mi ha sorpreso per capacità e tattica in quanto ha saputo leggere nel miglior modo possibile ogni momento del match. E’ lui che ha fatto la partita e ha costretto Stefanos a un numero molto alto di errori che non gli ricordavamo. Si è perso nella perfetta ragnatela di colpi di Casper che non è il player più spettacolare del circuito ma sicuramente uno dei più solidi.

Evans fino a un mese fa  non aveva quasi mai vinto partite sul rosso. Con la semifinale di Montecarlo ha scoperto che il suo gioco di serve & voley non si adatta male neanche a questa superficie quando nella risposta in back col rovescio e con improvvise accelerazioni di diritto riesce a manovrare gli scambi molto bene. Con Zverev (5) non potevamo che chiedergli una prestazione dignitosa. L’ha fatta soprattutto nel secondo set dove è riuscito a spingere Sascha fino al tie-break perso per 7-3.

Berrettini (8) si è sbarazzato di Delbonis che non vedevo giocare così bene da tanto tempo. Risposte lunghe e prepotenti a contrastare le sberle al servizio di Matteo. Primo set in bilico fino al tie-break. Dall’1-4 il romano ha reagito con sei punti consecutivi ad una situazione che si stava facendo difficile. Nel secondo il giocatore italiano ha controllato il gioco senza rischiare di allungare al terzo.

Quarti dall’alto in basso del tabellone tra Nadal–Zverev, Thiem–Isner, Bublik–Ruud, Berrettini–Garin.

Allo scoccare delle 17 e venti di venerdì l’Open di Madrid ha perso il naturale favorito, l’uomo da battere anche se i suoi numeri nella capitale spagnola non valgono quelli di Parigi e Roma. Nadal è stato sconfitto 6-4 6-4 da Sascha Zverev. Credo che in pochi lo avessero previsto. Quest’anno il tedesco aveva giocato molto bene solo ad Acapulco, Rafa veniva dalla vittoria di Barcellona dove non aveva convinto completamente.
La scorsa settimana chi aveva visto Zverev perdere da Ivanska a Monaco di Baviera non credo potesse credere ad una resurrezione così rapida.

In carriera tuttavia l’ex next-gen di Amburgo è passato spesso da momenti bui a improvvise accelerazioni dove il suo tennis si è aperto a tutti i colori dell’arcobaleno. Con Rafa s’è espresso al meglio. Ha servito bene, manovrato perfettamente col rovescio, è andato a rete quando era necessario, ha passato con colpi da fondo inesorabili e soprattutto ha chiuso con un numero molto alto di vincenti, anche se gli errori non sono certo mancati. Troppi quelli di Nadal che dopo una partenza quasi a razzo sembrava essere in grado di controllare la partita. Lo ha fatto fino al 4-2. Dal settimo game non solo il set ma il match ha cambiato volto. Due break sono stati necessari a Sascha per recuperare lo svantaggio prima e poi per chiudere 6-4 con un ace.

Nel secondo si era capito fin dalle prime battute che per salvare Nadal ci sarebbe voluto un miracolo e la complicità del tedesco. Sono mancati entrambi. Troppo corte e centrali le palle del maiorchino che non viaggiavano alla velocità consueta. Break del tedesco al quinto gioco che non ha rischiato più nulla fino al 6-4.

Tra Isner-Thiem non pensate ad un’eresia se dico che il match l’ha perso il player di Greensboro. In un incontro sul rosso il favorito d’obbligo è l’austriaco, ma questa volta poteva essere diverso. Dominic ha iniziato male l’anno. Ha giocato poco per problemi fisici ed extratennistici. Sul rosso prima di questa settimana non si era ancora visto. Sta provando ad entrare in condizione per il Roland Garros, suo vero obiettivo di stagione. Ci vuole tempo.

Lo statunitense, anche se si potrebbe pensare il contrario, sulla terra non gioca male. Lo ricordiamo in semifinale al Foro alcuni anni fa e in leggera altura come a Madrid la sua palla corre velocissima, i servizi fanno i buchi per terra, gli ace arrivano innumerevoli. Per John subito grandi battute e risposte che toglievano il tempo a Dominic di giocare come sa. 3-0, palle per salire fino al doppio break che non arrivava, ma il giocatore statunitense teneva il servizio sempre senza rischiare anche perché i colpi dell’austriaco non viaggiavano come al solito.

6-3 e si andava al secondo dove al sesto gioco il tennis di Isner ha incominciato a far vedere qualche crepa al servizio, ma soprattutto a rete e in risposta che non era più aggressiva come all’inizio. Thiem ha contraccambiato il punteggio del primo set e la contesa finiva al terzo, in salita sempre più ripida la partita per Isner. Gli scambi si sono allungati e in queste condizioni, con una battuta sempre meno determinante, era normale per John cedere servizio e match. L’austriaco ha chiuso 6-4 in crescendo ma lontanissimo dalla sua forma migliore.

Sessantotto minuti sono serviti a Ruud per battere Bublik.Nel primo set il kazako ha offerto alcuni pezzi pregiati del repertorio, tra ace, palle corte e vincenti che hanno lasciato fermo l’avversario. Ruud sapeva che per non rischiare avrebbe dovuto giocare traiettorie profonde e una buona percentuale di prime. Era certo che gli errori che avrebbero fatto la differenza sarebbero arrivati. Così è stato. Il primo set si è chiuso 7-5  a favore del norvegese.

Nel secondo non c’è stato match. Bublik ha mostrato il peggio di sé, lasciando via via correre la partita senza offrire volontà e corsa ma solo un paio di palle ben ammaestrate che sono troppo poco per un quarto di finale di un Masters 1000. Un brutto spettacolo che non ha visto la complicità del figlio di Cristian che ha continuato a giocare senza tradire i valori dello sport che vedono nell’impegno un asset fondamentale e trainante per se stesso e il pubblico. 

Berrettini è in semifinale, la seconda volta in un Masters 1000. Fino al 5-7 1-3 Matteo era apparso troppo falloso nei momenti decisivi del primo set e all’inizio del secondo per sperare in una vittoria, magari lottata all’ultimo punto. Per contro Garin, senza strafare ma con una buona percentuale al servizio e un discreto gioco da fondo, pareva mettere al sicuro un successo che lo stava proiettando, secondo me senza troppi rimpianti per il romano, verso le semifinali.

Improvvisamente la partita è girata a favore del nostro che non ha più concesso nulla all’avversario in termini di game, parziale di 11 giochi a 0, e poco dal punto di vista tecnicotattico. Il suo livello si è alzato sicuramente e senza quasi rendercene conto stavamo assistendo al declino psicofisico di Garin che punto dopo punto è sembrato irreversibile. Ha lottato, ha provato a rimettersi in gioco fino a metà del terzo set, poi ha ceduto di schianto.

Zverev aveva battuto Thiem sulla terra nella finale di Madrid 2018 con il punteggio di 6-4 6-4. L’unica volta che lo sconfisse su questa superficie. Nella semifinale di sabato pomeriggio si è ripetuto sempre in due set e con un punteggio simile, 6-3 6-4 lo score. Sascha ha meritato la finale anche se non ha incontrato sicuramente la migliore versione dell’austriaco con il quale si è salutato molto affettuosamente a fine match.

Nel primo set decisivo il break al quarto tentativo sul 2-1 grazie anche alla complicità dell’austriaco che ha commesso due doppi falli. Il secondo ha riproposto un copione non molto dissimile nel quale forse la distanza tra i due per tenuta fisica e pesantezza dei colpi è stata ancora più evidente. Sascha ha strappato per la prima volta il servizio sull’1-1 per poi ripetersi poco dopo. Si è così portato sul 4-1.
Con un match quasi chiuso il giocatore di Amburgo ha dovuto fare i conti, come spesso gli capita, con sé stesso e con i fantasmi che lo vengono a trovare nei momenti meno opportuni.

Dominic è stato bravo a non cedere e a crederci fino a recuperare  un break al sesto gioco e a fare suo il game successivo durato oltre dodici minuti nel quale il tedesco ha avuto più di una opportunità per chiudere anzitempo il match. Sul 4-3, con Thiem tornato a tallonarlo, Sascha ha liberato con prepotenza i colpi di inizio gioco che gli hanno permesso di chiudere con relativa tranquillità. Successo meritato da parte di Zverev perché è stato più propositivo, attento tatticamente e puntuale nelle scelte da adottare. Credo che la migliore versione di Thiem la vedremo al Roland Garros nei giorni che proverà a fare suo il grande sogno che aveva da ragazzo.

Berrettini nella seconda semifinale battendo Ruud, che a leggere i social era il favorito, mi ha meravigliato e preso in contropiede. Non mi aspettavo un successo di questa dimensione. Grazie alla prestazione con il norvegese capiamo meglio anche il parziale di 11 game a 0 che Garin ha subito nei quarti di finale.

Matteo è stato incontenibile al servizio e di diritto ma ha anche risposto benissimo costringendo il povero Casper a rincorrere fino alla disperazione che lo deve aver colto quando nel secondo set ha capito che il sogno di fare la prima finale Masters 1000 dopo due semifinali consecutive sul rosso – Foro Italico e Montecarlo – si stava spegnendo sotto i colpi, vere e proprie mazzate, che il romano faceva partire da ogni direzione.

Berrettini aveva forse da vendicare le due sconfitte subite sulla terra contro il figlio di Cristian, dopo lunghe battaglie giocate sul filo dei punti, al Foro Italico lo scorso anno e al Roland Garros nel 2019. Break decisivi nel primo set sul 4-4 e sul 3-3 nel secondo. Ma questi freddi numeri ci dicono poco su una delle migliori prestazioni di sempre di Matteo che ha dimostrato una voglia matta di arrivare in finale con Zverev, un buon auspicio per la sua carriera ancora agli inizi e per la quale è difficile fare previsioni.

Con Sascha sul rosso Matteo si era già incontrato due volte, sempre al Foro Italico. I precedenti indicavano una vittoria a testa. Oggi si è aperto un nuovo capitolo nella storia delle loro sfide che saranno sempre battaglie di vertice e partite giocate sul filo dei punti. Berrettini benché abbia 25 anni è tennisticamente ancora giovane. La sconfitta di oggi non può che essere un’ulteriore sollecitazione psicologica per migliorarsi. Le sfide con Sascha e i più bravi sono appena iniziate. Intanto al Foro Italico le danze sono partite oggi pomeriggio.