Gli Assoluti di Todi 2020 in prospettiva

1 Luglio 2020
Sandro Columbaro

Nonostante le molte assenze abbiamo potuto assistere a un buon torneo grazie alla presenza di alcuni giovanissimi che rappresentano il futuro dell’Italiantennis.

E’ terminata domenica 28 giugno la 92a edizione degli Assoluti che si sono svolti nel Circolo di Todi che negli ultimi anni aveva già ospitato tornei Challenger. E’ stato il primo appuntamento che ha permesso ai giocatori italiani di ricominciare con serenità e con la giusta tensione agonistica il cammino che nel giro di qualche mese li dovrebbe riportare per le strade del mondo dei circuiti Atp e Itf.
Nonostante molti player sembravano entusiasti di tornare a competere con partite vere – elemento imprescindibile per farsi trovare pronti quando dovranno tornare a giocare i tornei validi per la classifica mondiale – non possiamo non notare che molti hanno declinato l’invito.

Berrettini in previsione dei prossimi possibili appuntamenti Slam e tornei 1000 che si dovranno giocare tra la fine dell’estate e l’autunno ha optato per una serie di esibizioni improbabili dal punto di vista del punteggio, ma sicuramente remunerative.
Fognini si sta riprendendo dall’operazione in artroscopia che gli è servita per ripulire le caviglie dai tanti frammenti di cartilagine che, procurandogli dolore da molto tempo, non gli permettevano più di giocare come sa. Non poteva scegliere momento migliore per prendere questa decisione che a sentire alcune sue dichiarazioni non è stata emotivamente semplice.
Speriamo di rivederlo in forma a Roma e a Parigi, i tornei della stagione che preferisce per prestigio, visibilità e caratteristiche tecniche.
Piatti ha preferito per Sinner una fase tecnico – atletica e una serie di allenamenti intensivi con giocatori di alta classifica con i quali sono previsti dei match che servono per valutare il livello di preparazione raggiunto.

Mi ha stupito molto non vedere Mager, Travaglia, Cecchinato e Caruso. Sarebbe stata un’ottima occasione per confrontarsi dopo tanti mesi di forzato riposo.
Chiedere a Seppi e a Lorenzi di tornare in Italia dagli Stati Uniti, visto che in questo momento vivono là, sarebbe stato chiedere onestamente l’impossibile.

Ricordati gli assenti, ma la lista potrebbe essere ancora più lunga, sembra utile capire che cosa ci hanno detto gli Assoluti, oltre alla vittoria di Sonego fin troppo preventivata e per la quale il solo Pellegrino non è sembrato d’accordo.
Se di Musetti ormai si sa quasi tutto – non erano pochi quelli che pensavano in una sua vittoria nei quarti, soprattutto dopo la partenza sprint, contro il torinese – tra i giovanissimi mi ha favorevolmente impressionato Darderi che si è spinto al secondo turno contro Gaio fino al 7-10 nel super tie-break, dopo l’interruzione per oscurità. Ha già ottenuto ottimi risultati nel circuito mondiale junior. Sono in molti a credere in lui per un futuro da protagonista a livello senior. Posso dire che mi ha stupito per la facilità con la quale gioca i colpi da fondo, sia di diritto che di rovescio.
Insieme al già citato Darderi, Gigante, Passaro, Cobolli e Arnaldi, tutti usciti al primo turno dopo match molto combattuti, rappresentano, tra i giovanissimi meno noti, il meglio che la generazione nata nel nuovo millennio sembra offrirci.

Come si spera per Nardi, il più giovane di tutti, si vorrebbe vederli subito vincere match con giocatori più quotati, ma il tennis degli ultimi anni ci ha insegnato che le next-gen per diventare competitive devono inizialmente imparare a giocare su tutte le superfici in condizioni ambientali non necessariamente favorevoli e saper perdere tanti match prima che la buona stella illumini il loro cammino.
La storia recente ha dimostrato che molti giovanissimi dati per top ten del firmamento tennistico, non mi limito a parlare dei nostri, hanno dovuto fare molti passi indietro rispetto ai propri sogni di gloria.
Filippo Volandri, che dirige il settore tecnico a Tirrenia, è bravissimo a far stare tutti  i ragazzi con i piedi ben saldi a terra, a lavorare in sintonia con i vari team, non basta oramai solo l’allenatore, dando e ricevendo feed-back propositivi. I risultati stanno arrivando sia tra chi non è più giovanissimo – mai così tanti giocatori competitivi nei Challenger e nei tornei 250 con buone possibilità di migliorare ulteriormente – sia tra i talenti che faranno vedere il loro valore nel decennio che è appena iniziato.

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