Settembre 2023: Novak Djokovic

8 Ottobre 2023
Sandro Columbaro

Come dimostra la ventiquattresima vittoria Slam del serbo sembra che siano pochi i tennisti che possano, almeno al momento, impensierirlo.

Ci eravamo messi in testa che la generazione nata nella seconda metà degli anni ’90 e quella del nuovo millennio avrebbero preso a pieno titolo il potere tennistico a partire dal 2020. Federer ha dovuto abdicare, Nadal è stato battuto dai problemi di salute anche se non dobbiamo dimenticare che nel 2022 fu capace di vincere lo Slam Australiano e il Roland Garros.

Djokovic, nonostante il Covid e la palla gettata inopinatamente verso una giudice di linea, negli ultimi anni ha lasciato le briciole agli avversari in tutti gli Slam. Ha prima raggiunto lo svizzero, poi il maiorchino lasciando un solco incolmabile anche perché, visto quello che è stato in grado di fare agli US Open 2023, probabilmente riuscirà a colmare nuove caselle, partendo dalla prossima nella quale è sicuramente il favorito. L’Australian Open sta a Nole quasi come il Roland Garros a Nadal.

Dove sono gli altri? Volatilizzati in un batter di ciglia, evaporati in una nuvola rossa …. Ovviamente bisogna fare dei distinguo, e non dare nulla per scontato perché nello sport del diavolo non c’è quasi niente di sicuro. Imbarazza per gli avversari la distanza che c’è tra Nole e gli altri che hanno dai dieci ai quindici anni di meno. C’è un abisso incolmabile, che sembra addirittura aumentare. Nole gioca gli Slam a partire dai quarti, i primi dieci giorni sono di allenamento.

Chi lo potrà infastidire? Sicuramente il ventenne Alcaraz è il giocatore a lui più vicino, considerando anche che è polivalente. Lo ha battuto a Wimbledon, non lo credevo possibile, ma non è detto che il prossimo anno ci riesca ancora e a Parigi non ha saputo gestire le risorse psicofisiche nel momento in cui il serbo sembrava in maggiore difficoltà. A oggi è l’unico giocatore capace di dare certezze, in grado di prendere degnamente il suo posto.

Medvedev è stato il n°2 degli ultimi anni ma dobbiamo limitare quest’analisi al cemento americano e australiano e ai campi veloci indoor. Terra e erba non sembrano fatte per lui. Daniil è il primo a non crederci fino in fondo e le caratteristiche tecniche non facilitano il suo adattamento a queste superfici.

Dietro di loro c’è il vuoto. Lo dicono i numeri e i risultati. Tsitsipas, Zverev, Ruud, Rublev, Fritz rimangono nel limbo ma difficilmente li vedremo vincere tornei Major o arrivare in vetta alla classifica mondiale. Diranno ancora la loro per diversi anni, saranno dei coprotagonisti ma non credo che riusciranno ad ottenere quello a cui speravano fino ad un paio di anni fa.

Per i player nati nel nuovo millennio, escluso Alcaraz, è ancora presto per dire dove potranno effettivamente arrivare. Noi speriamo in Sinner sul cemento ma per l’altoatesino ci sono ancora limiti fisici e tecnici.

Auger è in crisi profonda dopo uno straordinario finale nel 2022, Rune è un giocatore incompiuto, Shelton deve essere valutato ancora per capire fino dove può arrivare anche se gli statunitensi ci sperano molto, poi c’è Fils che è considerato dai francesi promettentissimo. E’ comunque presto per fare una valutazione a due-tre anni. Korda, ad esempio, sta deludendo e molti altri giocano bene per troppo poco tempo per considerarli futuri campioni.

A oggi tra i primi tre della classifica mondiale e il resto del lotto c’è molta distanza e Flushing Meadows lo ha testimoniato.