Tra vecchie e nuove classifiche aspettando i nuovi tornei

8 Aprile 2020
Sandro Columbaro

Confronto la classifica di fine 2018 con quella del dicembre 2019 analizzando i contenuti principali della stagione scorsa. Non mancano alcuni commenti sulle prestazioni dei migliori nei tornei giocati nei primi due mesi di quest’anno.

La pandemia che ha rallentato ogni forma di attività umana, fermando completamente il mondo dello sport, non ci fa immaginare che cosa potrà succedere nei prossimi mesi.
La crisi sanitaria in atto a livello planetario, molto lontana dall’essere risolta, ci induce a pensare che per quest’anno si potranno giocare pochi tornei.
Se il Covid-19 rallenterà la sua morsa bisognerà riprogrammare la seconda parte della stagione, ma è molto difficile fare delle previsioni plausibili.
Non si può nemmeno escludere, purtroppo, che l’attività professionistica 2020 possa essere già terminata. Voglio rimanere ottimista e pensare che il palcoscenico mondiale, pur fra mille attenzioni, possa riaprire.
Analizzerò, per brevi tratti, la stagione che abbiamo lasciato alle spalle e l’andamento dei primi due mesi dell’anno.

Il ranking del 9 dicembre 2019 ha visto Nadal sfiorare i 10000 punti dopo un sorpasso all’ultima curva avvenuto ai danni di Djokovic fermo a poco più di 9000. Situazione inversa rispetto all’ultimo mese del 2018 nel quale a essere in testa era il serbo dopo che l’inaspettata doppietta Slam di Wimbledon e Flushing Meadows gli aveva permesso di avvicinarsi ad un traguardo che fino a qualche mese prima sembrava irraggiungibile.
Federer, che il prossimo 10 agosto compirà 39 anni, era stabile in terza posizione con oltre 6500 punti frutto di una stagione nella quale si è permesso il lusso di scavalcare il muro dei 100 titoli in carriera anche se gli è mancata, nonostante due match point a favore, la vittoria di Wimbledon.

Sono bastati due mesi e pochi tornei per cambiare le posizioni.
E’ tornato in testa di nuovo Djokovic che in questo 2020 non ha ancora perso un match. Dopo l’Atp Cup che gli ha regalato punti e fiducia, sono arrivate le vittorie di Melbourne e Dubai.
Per Nadal insufficienti, per rimanere in testa alla classifica, i quarti raggiunti in Australia dove l’anno scorso arrivò fino alla finale persa nettamente con Nole che nel Major d’inizio anno dà quasi sempre il meglio di sé.
A Federer non è bastata la semifinale nell’unico torneo giocato quest’anno per tenere il terzo posto che è andato, per la prima volta in carriera, a Thiem sempre più a suo agio sui terreni rapidi come hanno dimostrato le vittorie dello scorso anno ma soprattutto la finale a Melbourne contro Djokovic al quale stava per fare lo sgambetto.
L’austriaco non può più essere considerato a oggi solo come l’unico giocatore in grado di contrastare Rafa sulla terra perché i miglioramenti che ha fatto sul cemento possono dargli prospettive di carriera diverse da quelle che si erano prefigurate per lui fino a un paio di anni fa.

Chi avrebbe detto che il 2019 sarebbe stato l’anno di Medvedev? Finale a Washington e a Montreal, vittoria a Cincinnati al cospetto di Djokovic e a Shanghai dove ha brutalizzato in finale Sascha Zverev, fino ai cinque set giocati nella finale di Flushing Meadows contro Nadal per una rimonta che stava per riuscire.
Il 2020 non gli ha portato risultati di rilievo. Meritata la sconfitta contro Wawrinka in Australia, ma il giocatore non tarderà a battere colpi ai massimi livelli.
Gioia incontenibile per Tsitsipas che ha vinto le Finals 2019 di Londra. Speriamo che questo successo gli porti più fortuna di quanta ne abbia data a Sascha Zverev.
Sembrerebbe di sì visto i risultati che ha ottenuto in questo inizio di stagione. Dimenticato Melbourne, ha dimostrato il talento e la fluidità dei suoi colpi a Marsiglia dove ha vinto e a Dubai dove ha perso al cospetto di un Djokovic stratosferico.

A fine 2018 dopo la vittoria alle Finals di Londra, Sascha Zverev sembrava aver trovato la strada giusta che lo avrebbe dovuto portare stabilmente sul podio del ranking mondiale. La stagione appena conclusa lascia molti dubbi su di lui come futuro vincitore Slam, questione che sembrava una formalità dopo che era riuscito a vincere a 20 anni o poco più i tornei di Roma, Toronto e Madrid.
E’ stato bravo tuttavia a non perdere molte posizioni nel 2019 nonostante una stagione insufficiente rispetto alle aspettative ed è riuscito ad approdare fino alle semifinali di Melbourne 2020, traguardo storico per lui in un torneo Slam.
Corsa a perdifiato quella di Berrettini che era oltre la cinquantesima posizione del ranking ad inizio 2019. Ha vinto sulla terra, sull’erba e si è issato fino alle semifinali di Flushing Meadows dimostrando un’ottima capacità di adattamento a tutte le superfici e una voglia di crescere che lo dovrebbe portare ancora più in alto, nonostante alcune complicazioni fisiche.
Il Masters raggiunto allo sprint ha fatto da coronamento ad una stagione indimenticabile.
Nel 2020 ha disputato solo l’Australian Open perdendo da Sandgren. Quando l’attività riprenderà dovrebbe tornare a giocare secondo i suoi standard che sono di ottimo livello.

Bautista, lo spagnolo che preferisce il veloce alla terra, il capolavoro l’ha fatto a Wimbledon dove non ha per nulla sfigurato neanche con Djokovic in una semifinale che ha avuto sprazzi di ottimo tennis. Il suo apporto è stato determinante per la vittoria della Coppa Davis da parte della Spagna. Ha chiuso la scorsa stagione in nona posizione.
I suoi primi due mesi dell’anno non hanno portato risultati di rilievo e avendo perso i punti relativi alla vittoria di Doha 2019, primo torneo dell’anno, è scivolato in dodicesima posizione.
La stagione 2019 di Monfils, nella quale ha ritrovato una gran voglia di giocare e uno stato di forma eccellente, è da incorniciare.
Meglio ancora ha fatto a gennaio e febbraio 2020, dove ha dimostrato che la sua parabola ascendente non è ancora terminata. Ha vinto a Montpellier e a Rotterdam dove ha bissato il successo dell’anno scorso.
Goffin nel 2019 ha recuperato oltre dieci posizioni che aveva perso a causa di un paio di infortuni che gli avevano fermato l’attività. La ripresa è stata lenta ma progressiva. Pur non vincendo tornei ha ottenuto alcuni risultati di rilievo. Spiccano la finale di Halle contro Federer sull’erba e quella di Cincinnati contro Medvedev, oltre ai quarti di Wimbledon.
Chiusa la stagione in undicesima posizione, attualmente è decimo nonostante abbia raggiunto solo la semifinale di Montpellier.

Se vado a rileggere la classifica 2018 di fine anno, mi accorgo che tra il 2019 e i primi mesi del 2020 il ranking mondiale, frutto di risultati non sempre attesi, ha cambiato almeno parzialmente il suo volto.
del Potro (5), Anderson (6), Cilic (7), Nishikori (9) sono usciti dai radar e Isner (10) ha perso una decina di posti. L’argentino e il giapponese sono fermi ai box, mentre per il sudafricano e il croato è difficile ipotizzare un ritorno tra i primi.
Isner ha chiuso la stagione 2019 in diciannovesima posizione, mentre attualmente si trova in ventunesima.
Le semifinali di Auckland e Acapulco sono troppo poco per sperare in un ritorno nella top ten, abbastanza per continuare a vivere in una classifica da limbo.

Fognini ha chiuso il 2019 in dodicesima posizione. La vittoria di Montecarlo gli ha dato luce in un anno dove i guai fisici non gli hanno permesso di giocare come sa.
Anche in questo inizio di stagione non ha potuto esprimersi al meglio. E’ comunque undicesimo con 2400 punti.
Non posso non parlare della regolarità di rendimento di Schwartzman che si trova attualmente in tredicesima posizione. Sulla terra è difficile da battere per tutti, Nadal e Thiem esclusi. Sulle altre superfici ha raggiunto ormai performance di risultati soddisfacenti pur essendo lontanissimo dai canoni classici del tennis di oggi.
I russi consideravano, dopo la vittoria di Parigi-Bercy nell’ultimo 1000 del 2018, Khachanov come il migliore della sua generazione. I risultati prima di Medvedev e ora di Rublev lo hanno relegato in una posizione di rincalzo in termini di aspettative e potenzialità.

Ancora una nota su quelli che stanno giocando con molta dignità le loro ultime cartucce e provano a mantenere uno status di privilegio in un mondo dove si stanno velocemente affermando protagonisti sempre più giovani: Wawrinka, Murray, Tsonga, Querrey, Verdasco, Gasquet, i primi che mi vengono in mente.
Chi dà maggiori garanzie sembra essere Wawrinka, i quarti a Melbourne sono lì a dimostrarlo.
Stan nel 2019 ha giocato una stagione brillante nella quale ha scalato una cinquantina di posizioni e non ha ancora allontanato il desiderio di vincere un quarto titolo Slam.
Ben diverso è il discorso per Murray al quale i problemi all’anca non sembrano dargli tregua. Finché non giocherà con continuità è difficile pensare che riuscirà ad alzare per la terza volta la Coppa dei Championships. Desiderio destinato a rimanere irrealizzabile.
Tsonga, Verdasco, Querrey e Gasquet sono vicini ai titoli di coda. Alcune buone prestazioni isolate credo siano il massimo che si possa chiedere loro.

Discorso diverso va fatto per Dimitrov. Il bulgaro occupa in questo momento la diciannovesima posizione, la stessa che aveva a fine 2018. A leggere i numeri quindi e senza andare a guardare il tracciato delle sue prestazioni potremmo pensare, semmai ci fossimo distratti, che non sia successo niente di eclatante nel suo 2019.
Grigor ha invece vissuto fino ad agosto il periodo di maggiore crisi della sua carriera. Per mesi non è più riuscito a vincere una partita – incombenti sembravano per lui le qualificazioni – quando ha piazzato la manata del gran campione a Flushing Meadows dove ha battuto nei quarti per la prima volta in carriera Federer. A dimostrazione della forma e della fiducia ritrovata ha giocato una semifinale straordinaria a Parigi-Bercy contro Djokovic dove si sono contati sulle dita di una mano gli errori commessi, in particolare nel primo set, tra i più spettacolari dell’intera stagione.
Nel 2020, nell’ultimo torneo giocato, ha perso ad Acapulco in semifinale con Nadal.  
Si parla spesso di Kyrgios come di un giocatore dal talento unico, top five se solo lo volesse. Le vittorie di Acapulco e di Washington dello scorso anno hanno fatto ben sperare i suoi tifosi. Attualmente con 1170 punti si trova in quarantesima posizione. Non credo che gli importi molto. Quando gli interesserà si farà sentire battendo un colpo, forse anche due.

Ci sono poi, per chi segue le vicende del nostro sport, i soliti noti. Senza di loro non ci sarebbero sfide incandescenti, punti spettacolari, ore di divertimento assicurato.
Sono da anni sul palcoscenico aspettando il grande giorno che forse non arriverà mai. Non voglio fare torto a nessuno, non li nomino perché è un esercizio inutile. Basta scorrere le classifiche dalla quarantesima alla centesima posizione almeno, per rendersi conto di chi sto parlando. E’ a loro, soprattutto, che è affidata la legge di continuità del nostro sport. Non dimentichiamocelo anche quando vedremo Djokovic alzare l’ennesimo trofeo.

Non ho parlato dei giovanissimi che pur trovandosi in posizioni di vertice o quasi, Aliassime per fare un esempio, non hanno ancora raggiunto la top ten.
Si potrà leggere di loro in I giovanissimi tra il 2019 e l’inizio del 2020 che si trova nella rubrica  A FIL DI RETE LE NUOVE GENERAZIONI.

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